Scorrendo questa breve lista (che non pretende di essere esaustiva) possiamo bene o male dividere gli artisti che si truccano in due categorie: quelli che lo fanno per teatralità e coloro che lo fanno per crearsi un'immagine androgina. Naturalmente nella maggior parte dei casi c'è un miscuglio delle due, senza contare quelli che si truccano "per sport", ovvero semplicemente perché gli piace...
Da notare come il make up maschile nell'ambiente musicale sia trasversale a tutti gli stili e si riproponga in ogni decennio.
Non si può non iniziare da David Bowie, difatti se non è stato lui l'inventore del glam, di certo ne è stato l'icona più potente negli anni '70 col suo Ziggy Stardust: per il camaleontico artista, il make up fa semplicemente parte del personaggio che sta interpretando in quel momento, e se non rientra nella sua prossima trasformazione è pronto ad abbandonarlo.
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In quel decennio il glam-rock - movimento che si esaurirà in poco più di 5 anni e che si divide in una frangia più commerciale e kitsch e un'altra più sofisticata ed intellettuale - è sicuramente il genere musicale che più si lega al make up: l'aspetto visivo è estremamente importante per quei musicisti, a cui piace giocare con i ruoli ed esibirsi supertruccati e in abiti attillati. Una citazione la meritano sicuramente pure Alice Cooper (che con l'immagine e i macabri teatrini on stage influenzerà in futuro Manson), il quale si trucca in stile horror al fine di shockare e ripugnare, e i mitici Kiss, rimasti praticamente identici.
Nessun caso come quello dei Kiss è emblematico per capire quanta parte possa avere l'immagine nella creazione di un mito: eccetto un breve periodo in cui abbandonarono le loro maschere - perché è di questo che si tratta: interpretano dei personaggi - sono rimasti gli unici ad aver mantenuto uguale la loro immagine sin dall'inizio della loro carriera (cosa più unica che rara), e credo che oggi chiunque vada ai loro show, lo faccia, oltre che per la musica, anche per vederli nei loro costumi.
Negli anni '80 si assiste ad un repentino cambiamento: anche il make up diventa mainstream, ed esplode tra gli artisti pop a tutti i livelli. Non è più, quindi, appannaggio di certi generi alternativi, perché bene o male tutti lo sfoggiano.
L'icona è Boy George, il suo aspetto delicato e vulnerabile, sottolineato dal make up, lo fa assomigliare ad una ragazza.
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Ora magari può essere scontato, ma all'epoca la scena gay non era ancora emersa, ed esporsi in maniera così plateale come faceva Boy George è stato quasi rivoluzionario: lui stesso nelle interviste ha più volte ammesso il coraggio che c'è voluto per farlo, perché allora si potevano correre dei rischi.
Negli anni '80 non è necessario essere omosessuali per truccarsi, anzi: la maggior parte dei musicisti lo fa per semplice hobby. Nick Rhodes dei Duran Duran, allora amatissimo dalle fans, vuole sembrare deliberatamente effeminato, mentre Martin Gore dei Depeche Mode gioca sui contrasti: Mi piace la combinazione anti-macho di una giacca e dei pantaloni con degli abiti da donna. Disorienta la gente.
Da fresca fan di Martin e dei depeche, non me la sono sentita di esimermi dal postare questo video in cui Martin si esibisce in "Surrender" truccandosi e mettendosi il mascara con un'abilità da far invidia:
Un altro che andava forte era Adam Ant, famoso perché si presentava sul palco con l'eyeliner e vestito da pirata. Ho scoperto da poco questo artista, più che altro conosciuto per "Stand & Deliver" e "Goody Two Shoes", ed ho voluto dedicargli una piccola gallery perché, oltre ad essere davvero bellissimo, ha una storia particolare che parte dal punk del '77 sino ad arrivare al pop; è un artista sincero, con una personalità fragile e ultimamente è riuscito ad uscire dal disturbo bipolare di cui soffriva.
Da fresca fan di Martin e dei depeche, non me la sono sentita di esimermi dal postare questo video in cui Martin si esibisce in "Surrender" truccandosi e mettendosi il mascara con un'abilità da far invidia:
Tra l'altro, vedendo le sue foto attuali, ha una somiglianza spaventosa con Johnny Depp (a parte che sto iniziando a pensare che Depp gli debba qualcosa per Jack Sparrow...).
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Menzione a parte per Robert Smith dei Cure, con rossetto e occhi perennemente cerchiati di nero (tuttora), un mito dark. Per gli amanti del gothic, l'estetica ha una parte fondamentale più che per gli amanti di tutti gli altri generi musicali, il comun denominatore è la teatralità, e il più delle volte una certa ricercatezza. Lo stile visivo dei goth si declina in un'ampia varietà di sottogeneri in base all'ispirazione, che può andare dal cinema al fetish, alla storia della moda, agli altri generi musicali come il punk o il glam da cui è derivato, alla letteratura... ecco perché trovo che lo stile goth sia più evoluto ed interessante rispetto agli altri.
David Bowie non sbaglia a dire che i Placebo sono una grande band: sinora, tra tutti i concerti a cui ho assistito, i Placebo sono stati un gradino più su, anche di certe band blasonate con decenni alle spalle (ma quel giorno, Mollo non era truccato, purtroppo!).
Ma soprattutto, nei '90 ecco arrivare lui, "l'anticristo" Marilyn Manson, maestro in provocazione. Senza ombra di dubbio posso affermare che, in questa lista, Manson sia quello con l'immagine più curata, secondo solo a Bowie.
Bisogna guardare oltre il polverone che l'artista si porta continuamente appresso, e che tra l'altro è voluto e creato ad hoc da lui stesso: ho sempre trovato interessante come Manson sia in realtà un uomo davvero intelligente, con uno spiccato gusto nel vestire, e a suo modo molto elegante, anche se questo può suonare paradossale. Anche lui, come Bowie, ha creato e cura la sua immagine da solo, e sebbene per molti anni io sia stata indecisa su che opinione avere su di lui, perché è uno alquanto ambiguo, alla fine penso che al di là delle cose che ha prodotto musicalmente - alcune buone e altre meno - almeno visivamente si è guadagnato il proprio posto nella storia della musica. Un'altra differenza con gli altri nomi di questa lista è che Marylin Manson non cambierà di una virgola il proprio personaggio in futuro, perché fa parte della sua idea artistica. Certo, oggi non shocka più come agli inizi: oggi in giro c'è gente come Lady Gaga.
Dichiarato estimatore dei Kiss ed in generale del periodo glam ha detto: La differenza tra me e loro è che finito lo show loro si toglievano il trucco e tornavano ad essere persone "normali". Io no. Marilyn Manson è me stesso, e non posso smettere di essere me stesso [...] Il glam rock è il vero rock'n' roll. Sono sempre stato molto scettico nei confronti della faccenda del grunge. Il grunge è stata tutta questione di uccidere lo starsystem, uccidere gli idoli, uccidere l'aura di fascino che gli si creava intorno: tutto ciò che aveva reso il rock'n'roll quello che era, ovvero una cosa enorme e meravigliosa, doveva essere ucciso. Che cosa stupida. A mio modo di vedere il grunge è stato un periodo piuttosto sterile.
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Uno che di truccarsi non avrebbe bisogno, perché è già uno dei cantanti più sexy del mondo, è Ville Valo degli HIM... È un peccato che il loro ultimo lavoro non fosse un granché e che Ville sia apparso spaventosamente dimagrito, speriamo che si riprenda.
Nei primi anni del 2000 il make-up colora uno degli ultimi generi musicali che non aveva ancora colonizzato: il punk-rock. Billie Joe dei Green Day e i suoi occhi perennemente bistrati di nero avranno più influenza di quanto si voglia pensare: è l'emblema dell'artista che non si trucca per risultare ambiguo o per richiamarsi a qualcosa... è come se il trucco maschile non sia più distintivo come era una volta, e molte band in bilico tra il pop e il rock, dai Good Charlotte ai 30 seconds to Mars, lo adottano.
Dei tre Green Day l'unico a non truccarsi è Mike, perché anche il batterista Trè Cool ama usare matita, e spesso anche ombretto.
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Nel 2007 le più giovani impazziscono per i Tokio Hotel e per Bill Kaulitz e la sua immagine quasi femminile: trucco marcato, chili di lacca sui capelli e smalto nero con french manicure sulle unghie. Il suo aspetto ambiguo è ben studiato ed è originale, in qualche modo si rifà al glam, e colpisce nel segno.
All'epoca il frontman non si vergognava ad ammettere di spendere migliaia di euro in prodotti per capelli, e ai giornalisti che cercavano di imbarazzarlo chiedendogli quanto tempo ci mettesse a prepararsi rispondeva: In quaranta minuti mi faccio la doccia, mi vesto e acconcio i capelli con la lacca [...] Durante i concerti vedo molti ragazzi con gli smoky eyes e con lo smalto nero, e questo mi inorgoglisce. Il mio trucco poi è molto semplice: eyeliner e kajal.
Tutto qua? No, perché ad essere onesti da anni il trucco, i costumi e l'eccentricità, sono al centro di una scena musicale che qui da noi non è ancora approdata completamente (ma sono sicura che succederà): quella giapponese. Gli artisti giapponesi curano in maniera maniacale la propria immagine, e c'è persino una corrente, il visual kei, che ruota completamente attorno a questo aspetto.
Loro, come sempre, un passo avanti di noi.
1 commenti:
Anche da uomo non posso fare a meno di notare come, per quanto sia più facile sbagliarlo, il trucco maschile può essere estremamente elegante e particolare. Si è passati poi dal trucco di scena a quello come stile di tutti i giorni, piano piano il trucco non è più rendere gli occhi spaventosi, ma valorizzarne la bellezza, come fanno le donne da sempre è vero, ma perchè no, sempre di occhi si tratta. Peraltro nel 700' l'aristocrazia era composta da uomini più truccati ed esuberanti delle donne di allora come di adesso! Quindi il trucco maschile va e viene.
Non è vero che desta scandalo, non più, però ovviamente va abbinato a stili che richiamano ai suddetti riferimenti, piuttosto che vestiti sportivi o eleganti in maniera convenzionale, rock e glam compreso riadattati ovviamente in una forma meno vistosa ed appariscente :D. Smalto nero o scuro metallizzato abbinabile a scelta, fa sempre la sua figura.
Quindi non necessariamente darkettoni o punk. Anche il Visual Key è interessante, vedi Gazette o Miyavi.
Bell'articolo, a presto.
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