Nata donna e diventata star, Marilyn ha costruito tutta una carriera sulla bellezza anche se in un certo senso è diventata anche la sua maledizione.
Norma Jean era già bellissima, basta guardare le sue foto di adolescente, eppure vi sbagliate se pensate che sia diventata "Marilyn Monroe" in maniera quasi naturale: al contrario, dire che Marilyn fosse una perfezionista in fatto di bellezza è quasi un eufemismo, infatti studiava ogni cosa nei minimi dettagli e impiegava ore a prepararsi, per non parlare dei trattamenti... La bellezza è anche costruita.
Ecco tutti i suoi trucchi
LA FORMA FISICA
Marilyn non era altissima e non aveva delle gambe molto lunghe, però erano bellissime. Toniche e
perfette, sono spesso evidenziate da calze a rete o con la riga e reggicalze.
Marilyn fu una delle prime sostenitrici dell’esercizio
fisico. Nei primi anni della carriera sollevava pesi da tre chili per
mantenersi in forma, soprattutto il busto, e faceva jogging ogni mattina correndo per le strade di Beverly Hills.
Anche quando divenne una stella e non ebbe più tempo per andare in palestra, a casa sollevava pesi e bilancieri, creandosi una vera routine di allenamento (cosa non così usuale per una
donna degli anni Cinquanta e Sessanta).
Ecco come Marilyn descrive la sua fitness routine: «Tutte le
mattine, dopo avere lavato denti e viso, mi sdraio per terra vicino al letto e
inizio il primo esercizio, una semplice serie di esercizi di riscaldamento con
un peso da tre chili. Mi sdraio sulla schiena e sollevo le braccia più in alto
possibile. Poi sposto i pesi con movimenti circolari finché resisto, senza
tenere conto e ritmo». Non amava sport come golf o tennis.
Non era una cultrice del cibo e quando cucinava o
mangiava prediligeva cose semplici. A 26 anni in un'intervista confessò che a
colazione si scaldava una tazza di latte nella stanza dell'hotel, vi rompeva
dentro due uova, le sbatteva con una forchetta e beveva l'intruglio mentre si
vestiva.
Ovviamente stava molto attenta a cosa mangiava. Adorava lo champagne, le piaceva berlo durante la giornata.
Quando voleva dimagrire, seguiva un regime che oggi
definiamo Dieta Atkins. A colazione toast, uova e pompelmo. A pranzo bistecca e
insalata. Non abbandonò mai però gli alcolici, in particolare la vodka.
Il peso di Marilyn restò sempre tra i 52 e i 54 chili,
arrivando a 63 durante il matrimonio con Arthur Miller. Non si conosce la causa
dell'aumento di peso, che potrebbe essere stato lo stress, le ripetute
gravidanze seguite da aborti o la tensione dovuta al matrimonio.
I CAPELLI
Marilyn aveva una vera e propria ossessione per i capelli biondi. La sua attrice preferita è sempre stata Jean Harlow (vedi il post sul servizio fotografico di Richard Avedon), il sex
symbol degli anni '30 dall'enorme carica sensuale e spregiudicata tanto da
osare nudi già a quell'epoca. Il segno di riconoscimento di Jean erano i
capelli biondo platino.
La amava talmente tanto che volle farsi decolorare i capelli dalla sua parrucchiera personale, Pearl Porterfield, ormai anziana, che a distanza di decenni usava ancora il vecchio e malsano metodo di far diventare bionde le sue clienti con acqua ossigenata, un particolare detersivo liquido e candeggina.
Ma oltre a questo c'era un altro motivo: da giovane modella, Emmeline Snively, proprietaria della
Blue Book Agency, le disse che da bionda avrebbe avuto più ingaggi, perché i
fotografi sarebbero riusciti a lavorare con la luce per cambiarle espressione.
Benché tutti pensino che i capelli di Marilyn siano sempre
stati biondo platino, in realtà sono passati attraverso una serie di tonalità
di biondo con il progredire della sua carriera.
I parrucchieri che si sono occupati dei suoi capelli, nel
tempo, sono stati diversi. A cominciare da Frank and Joseph's Beauty Salon di
Los Angeles e a New York Kenneth Battelle. Tutti cercarono di creare un mix tra
la perfetta messa in piega e il disordine ricercato attraverso ciocche lasciate
libere di ricadere ad arte. L'effetto finale doveva essere glam ma non rigido,
come quello delle signore ricche dell'epoca.
Con il progredire della carriera, provò praticamente tutti i
tipi di biondo inventati da Clairol: dorato, cenere, champagne, miele,
ossigenato, fragola e platino, finché raggiunse l’apoteosi del suo essere
Marylin con il biondo bianco.
Quando diventò una star, aveva i capelli così difficili da mantenere che doveva schiarirli ogni tre settimane per conservarne il colore. Naturalmente tutte queste tinte li danneggiarono
irrimediabilmente , ma Kenneth Battelle riuscì a riportarli in vita. Quando
morì, nel 1962, aveva i capelli completamente striati di pigmento, che dava
origine a una tonalità che lei amava definire “bianco federa”.
Uno dei prodotti preferiti di Marylin era lo shampoo secco, anzi
un surrogato dell’epoca, una polvere finissima molto in voga intorno agli anni
Sessanta. Marylin otteneva l’effetto frizionando le radici con il talco per
neonati Johnson’s setacciato per renderlo ancor più sottile.
IL VISO
Erno Laszlo, uno specialista di Hollywood nella cura della
pelle noto al grande pubblico e i cui prodotti erano usati da Marilyn Monroe,
Audrey Hepburn e Ava Gardner tra le altre, fu colui che la seguì per tutta la
vita.
Anche Marilyn si legò a Laszlo, il cui sistema, tuttora
esistente, era molto complesso e comprendeva più fasi: la pelle era “tarata”
sul livello di secchezza o grassezza, poi c’era un sistema di saponi a base di
fanghi marini, trenta spruzzi di acqua tiepida, olio attivo Phelitil, un
astringente con una miscela di cipria bianca per la notte, un astringente di
colore diverso per il giorno insieme a vari idratanti per il giorno e la notte,
una cipria leggera da mettere su tutto. La stella seguiva il sistema
pedissequamente. Il suo detergente preferito era la Pond ’s Cold Cream.
Come una vera diva Marilyn era riluttante a svelare i propri
segreti. Uno di questi, che rivelò scrivendo a un fan, era quello di immergere
il viso nel lavandino pieno di acqua calda la mattina e la sera. Inoltre, in
quanto seguace del metodo Laszlo, una volta lavata si asciugava una trentina di
volte. Quando non era truccata, le capitava di applicare sul viso della
vaselina, crema idratante, lanolina, olio di oliva o crema ormonale come
protezione.
Era nota per gli occhi seducenti e una volta ammise di
abbassare le palpebre poco prima che le scattassero una foto per rendere lo
sguardo più misterioso.
Il suo make up artist personale, Allan "Whitey"
Snyder, studiò nuovi effetti cosmetici rispetto a quelli in ìn voga in quel
momento. L'ombretto ha una colorazione chiara mentre la riga di eyeliner è a
pagoda, arrotondata al centro dell'occhio, discendente sull'angolo della
palpebra e una leggera coda in chiusura.
A enfatizzare ancor più lo sguardo, tanto mascara e ciglia
finte. Fu una delle prime donne a tagliarle meticolosamente a metà per
applicarle solo agli angoli esterni.
Nel 1950 marylin si fece assottigliare il naso da un
chirurgo plastico. Ma fu l’unico intervento, perché per il resto si dichiarò
sempre contraria alla chirurgia.
«Io voglio invecchiare
senza lifting, voglio avere il coraggio di essere fedele alla faccia che mi
appartiene», dichiarò.
CHANEL N°5 - STORIA DI UN PROFUMO
«Due
gocce di Chanel n.5» fu questa la mitica risposta data dall'attrice a un giornalista che le chiedeva cosa indossasse per andare a dormire Questo era effettivamente il suo profumo preferito, oltre a Fracas e
Joy.
Seguendo le istruzioni del massaggiatore Ralph Robert, si
faceva anche il bagno in acqua aromatizzata con Chanel 5 per ravvivare la
pelle, già luminosa, e ridurre la cellulite.
Chanel n°5, il profumo più famoso della storia, nacque nel 1921 da un'idea della grande Coco Chanel.
A quell'epoca i profumi erano prevalentemente basati su un'unica fragranza, mentre lei chiese al profumiere Ernest Beaux di creare un composto.
Questi miscelò per la prima volta assieme essenze naturali e sintetiche, circa 80 in tutto. grazie alla presenza di sostanze chimiche il profumo rimaneva più a lungo.
Persino la confezione era innovativa: si trattava di una semplice bottiglia da farmacia trasparente con applicata l'etichetta bianca e nera. Si differenziava perciò da tutte le altre boccette contemporanee che erano molto elaborate e decorate.
Il nome venne scelto perché il 5 era il numero fortunato della stilista e fu proprio la boccetta numero 5 quella ad essere scelta.
La geniale Coco promuoveva di persona il profumo, indossandolo ovunque e rompendo spesso per terra intere boccette, per far si che riempisse l'ambiente.
1 commenti:
Bel post.
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