Traduzione di "Take Me To Church" di Sinéad O'Connor

Author: Grace / Etichette: ,

Dall'ultimo, bell'album di Sinéad I'm Not bossy, I'm The Boss. L'album della rinascita, come questo singolo accompagnato dal videoclip volutamente accattivante.


Come al solito per la traduzione mi sono districata al meglio possibile, tra testi sbagliati e trasposizione non proprio esatte... e questo è il risultato.
Questo pezzo ultimamente mi è molto caro, lo sento vicino.


Portami in chiesa

Non voglio amare nel modo in cui amavo prima
non voglio più amare in quel modo
Per cosa ho scritto canzoni d'amore?
Non le voglio più scrivere
Non voglio cantare da dove cantavo prima
non voglio cantare più in quel modo
Per cosa ho cantato canzoni d'amore prima?
non le voglio più cantare,
non voglio essere più quella ragazza
Non voglio più piangere
Non desidero più morire
Perciò tirami giù da questo albero
Taglia queste corde via da me
fammi sedere sul pavimento
Io sono l'unica che dovrei adorare!

Oh, portami in chiesa
Ho fatto così tante cose cattive che fa male
si, portami in chiesa
ma non in quella che ferisce
perché quella non è la verità
e non è per quello che è fatta
Si, portami in chiesa
oh, portami in chiesa
ho fatto così tante cose cattive che fa male,
si, portami in chiesa
ma non in quella che ferisce
perché quella non è la verità
e non è ciò che è giusto

Canterò canzoni che parlano d'amore e di perdono
canzoni che parlano di mangiare e di bere
canzoni che parlano di vivere, di chiamate nella notte
perché le canzoni sono come un lampo di luce
e l'amore è l'unico che dovresti invitare
Canzoni di lunghi e cattivi fallimenti
canzoni che non ti lasceranno sedere immobile
Canzoni che aggiusteranno le tue ossa rotte
e che non ti lasciano sola
Perciò tirami giù da questo albero
Taglia queste corde via da me
fammi sedere sul pavimento
Io sono l'unica che dovrei adorare!

Oh, portami in chiesa
Ho fatto così tante cose cattive che fa male
si, portami in chiesa
ma non in quella che ferisce
perché quella non è la verità
e non è per quello che è fatta
Si, portami in chiesa
oh, portami in chiesa
ho fatto così tante cose cattive che fa male,
si, portami in chiesa
ma non in quella che ferisce
perché quella non è la verità
e non è ciò che è giusto

Il mitico Wilde

Author: Grace / Etichette:


Amo molto parlare di niente. É l'unico argomento di cui so tutto


Londra abbonda troppo di nebbie e di gente seria. Se siano le nebbie che producono la gente seria o se sia la gente seria che produce le nebbie non saprei dire

 

Se dici qualcosa che non offende nessuno, non hai detto niente

 

A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio


O se ne va quella carta da parati, o me ne vado io

(ultima frase che pronunciò prima di morire)

Kuroshitsuji Book of Circus: 10 episodi sono troppo pochi

Author: Grace / Etichette: ,


Inizio questo post scusandomi ancora per la mia scandalosa assenza dal blog. 
In questo periodo superimpegnato l'unica serie anime che sono riuscita a gustarmi è la terza di Kuroshitsuji... Black Butler è un anime che ti lascia il segno per vari motivi, ma dieci episodi sono veramente pochi dopo tutta questa "astinenza" (ma c'è un piccolo contentino: fra un po' arriva l'OAV Book of Murder), quindi non potevo esimermi da lasciare un breve parere.
Innanzitutto è doveroso dire che questa terza serie, a differenza della seconda (seppur confusionaria, abbastanza buona) è tratta dal manga. Ci ho ritrovato invariati i soliti difetti e i soliti pregi: trama non esaltante, ma retta tutta da Ciel e Sebastian (gli altri personaggi - ahimè - non sono mai degni di tale definizione). L'idea del circo è carina e ci sta tutta considerando l'atmosfera d'altri tempi - altro pregio di Kuro - ma quando l'anime si sforza di assumere toni "thriller" è lì' che proprio non funziona. Black Butler di certo non è neppure gotico: ne ha solo la patina, ho visto altre serie animate che avevano un retrogusto dark molto più forte, a dispetto dell'ambientazione. Forse sarò ripetitiva, però alla fine è palese che la storia, i personaggi di contorno... tutto quanto è solo una scusa per parlare del rapporto Ciel/Sebastain o se volete bene/male. In questo terzo atto è ancora più chiaro, dato il bellissimo epilogo dell'ultimo episodio che vi riporto integralmente alla fine del post.
Ormai Kuro è diventato un cult assoluto, non se ne può più fare a meno: si esige un quarto adattamento!
E tra l'altro Book of Circus, nelle battute finali, lascia intendere senza se e senza ma che i misteri da svelare sono appena all'inizio (mi riferisco alla scena con Undertaker e i suoi compari). Un'altra osservazione che mi viene da fare, è che andando avanti, oltre alla coppia inossidabile, ci sono altri personaggi che stanno diventando sempre più "forti": mi riferisco agli Shinigami (non solo a Grell, che qua fa una breve e fulminante apparizione).
Mi è piaciuta la scelta di dare un taglio più crudele e sanguinoso: è una svolta che ci voleva da tempo, dati gli argomenti che vengono trattati. Quanto all'anima del povero Ciel, che si addentra sempre più nell'oscuro baratro, attendiamo fiduciosi i promettenti sviluppi.

Ciel (ridendo):
Qui non c'era niente! Quello che volevano proteggere non c'era più da un pezzo! E non ne avevano la più pallida idea! 
Ed erano anche così disperati... E sono tutti morti!
Sogghignare al loro disperato desiderio e trattarli come insetti, così subdolo, così mostruoso!
Più demoniaco di un vero demone!
E io non sono diverso: sono pieno della loro stessa bruttezza.
Questo è l'essere umano!
Sono un essere umano, Sebastian!

Sebastian:
Si. Certamente.
Diversamente dai demoni, voi umani possedete un'aberrante, complessa malignità.
Siete dei bugiardi, lottate disperatamente,... e avanzate a spese degli altri.
Derubate e venite derubati, giustificandovi in continuazione.
Eppure puntate lontano, oltre le colline. Questo rende gli esseri umani così interessanti.


Sono ancora qua

Author: Grace /

Questo è un periodo di grandi cambiamenti per me, perché sono andata a vivere in un'altra città e ho proprio cambiato vita... per molto non ho messo mano a questo blog, ed ho anche meditato seriamente di chiuderlo... ma alla fine mi piace troppo gestire uno spazio in cui poter dire la mia e condividere i miei interessi, e poi poter leggere i commenti dei lettori - anche se di rado -  mi dà soddisfazione.
Perciò ho deciso di tenere accesa questa piccola fiamma telematica, anche se naturalmente non riuscirò ad aggiornarla con la stessa assiduità di prima (intanto ci sono le vacanze di Natale, e qualche cosa farò di sicuro). 
Grazie a tutti i visitatori, un buon Natale a tutti voi!

L'uomo vegetale

Author: Grace / Etichette:

"Quanto era presente Syd a se stesso, al proprio dramma?"
"Dove si colloca il confine che delimita i suoi lampi di genio dagli episodi in cui quell'etichetta è impropria?"
Questi sono i due quesiti che vengono in mente quando si ascolta qualcosa come Vegetable Man, uno dei pezzi inediti di Syd Barrett. O forse dovrei dire dei Pink Floyd: già, solo che i restanti Pink Floyd ne hanno vietato la diffusione (su youtube è impossibile ascoltarla, ma se voleste scaricarla lasciate un commento e io vi dirò come fare).
È una bastardata, non c'era nessuna motivazione plausibile per farlo, e non regge neanche il fatto che il pezzo non sia stato considerato all'altezza del gruppo. Ad ascoltarlo sembra quasi grunge, è un altro dei picchi creativi di Syd.
La canzone viene spesso citata a sostegno del fatto che Syd fosse lucido riguardo a ciò che gli stava succedendo, ma io non sono completamente d'accordo.
Jenner riferisce che il brano fu scritto da un Syd che semplicemente si mise a descrivere gli abiti che aveva addosso.

In yellow shoes I get the blues,
So I walk the street with my plastic feet
 with blue velvet trousers make me feel pink
Theres a kind of stink about blue velvet trousers
In my paisley shirt, I look a jerk,
and my turquoise waistcoat is quite outta sight.
But oh, oh, my haircut looks so bad....
Vegetable man! Where are you?
So I change my gear, and I bugger my knees
and I cover them up with the latest cuts
My pants and socks are all in a box
It does take long to find darn old socks
The watch, black watch, my watch
with a black face and a date in a little hole
 and all the luck, its what I got,
Its what I wear, Its what you see,
It must be me, Its what I am!
Vegetable man! Where are you?
Ah, ah ah ah, ah ah ah Hah, ah ah ah, ah ah ah - oh!
I've been looking all over the place for a place for me
But it ain't anywhere
It just ain't anywhere.
Vegetable man, Vegetable man, Vegetable man. Vegetable man, Vegetable man, Vegetable man,
He's the kind of fella you just gotta see if you can, Vegetable man.

L'atmosfera generale è scherzosa, ma non escludo assolutamente che il testo si riferisca a lui, specie nella parte finale. L'intero repertorio di Barrett è autobiografico: sono giunta a questa certezza, anche nei testi più criptici.
Il personaggio descritto è un mix tra un personaggio fantastico, grottesco, e lui stesso.
Vegetable Man è uno degli esempi migliori dell'ormai leggendario stile barrettiano: parole che sgorgano liberamente, in maniera diretta, canzoni dipinte come quadri... “vere”. Qualcuno ha definito Barrett il Pollock della musica: è una definizione che calza a pennello.
Anche quando Roger scriveva testi ispirati a opere letterarie o quant'altro, lo faceva senza alcuna pretesa intellettuale, ma seguendo un approccio naturale.
Roger non avrebbe mai scritto, che ne so, riguardo alla guerra in Vietnam, o imposto un punto di vista netto in una canzone: l'avrebbe trovato ridicolo.
D'altra parte mi chiedo: veramente tutti gli episodi del suo repertorio si possono considerare geniali? Credo di no, non tutti: il culto di Barrett si è ingigantito così tanto da far dimenticare che lui era un essere umano. In alcuni Roger brilla di genialità e in altri no... come lui, era così: una persona difficile da definire.
Quanto al primo quesito, ne siamo sicuri, la risposta è affermativa, e più che in questo caso, Syd ne dà la prova in altri pezzi tipo Dark Globe, dove è evidente che era consapevole del proprio dramma. Le sue canzoni sono la testimonianza della sua umanità, di un uomo dall'intelligenza fine e sensibilissimo, così sensibile che alla fine quella sensibilità si è rivelata un'arma a doppio taglio.


Syd Barrett nel web: i siti migliori

Author: Grace / Etichette:

Syd è rimasto atipico anche nella "seconda parte" della sua vita: la sua figura risulta singolare anche nella cerchia delle rockstar maledette, dato che non è morto ma si è semplicemente volatilizzato...
Io penso che lui, al punto in cui era giunto, non avesse più la possibilità di scegliere: o si uccideva o decideva di vivere nel modo in cui è vissuto. È stato uno schianto silenzioso, ma almeno così non è morto.
Non critico la sua scelta di rimanere fuori dalle scene, dato che probabilmente sentiva di non avere più la forza... tra la morte e una “non vita” ha scelto la seconda; lo ripeto: è un miracolo che sia sopravvissuto.
Roger stritolato dalla celebrità, dalle droghe, dalla famiglia, dalle persone che lo hanno ferito, da se stesso.


Per fortuna non tutti si sono dimenticati di lui (lo ripeterò sempre: non è considerato abbastanza. La maggior parte delle persone non sa chi sia Syd Barrett mentre sa chi sono Jim Morrison o Kurt Cobain; per gli appassionati di musica e gli stessi fan dei Pink Floyd è solo il primo folle leader del gruppo, e sul suo conto girano troppe storie false e assurde che ne offuscano il genio artistico).
I suoi fans affezionati ci sono, e sul web si possono trovare una serie di spazi molto belli dedicati a lui. 
Qui ve ne presento una selezione, escluso il sito ufficiale (?) che resta il più aggiornato sulle pochissime news che riguardano Roger e ha due gallery molto complete (soprattutto quella sulle opere d'arte).


http://iggy.atagong.com/
(Per chi non lo sapesse Iggy The Eskimo è stata una delle ragazze di Syd, ed è lei che è ritratta sulla copertina di The Madcap Laughs).
Blog gestito da una fan sino al midollo: vi vengono trattati minuziosamente anche gli argomenti più marginali (tipo i suoi tagli di capelli o chi fosse la ragazza con lui nella foto a Formentera...!). Ovviamente è molto aggiornato sulla stessa Iggy (ma non è lei a gestirlo).
Tra i post interessanti che mi è capitato di leggere, ce n'è uno su un ragazzo che era riuscito a trovare l'indirizzo di casa di Roger e a mandargli una lettera... e sorprendentemente ricevette risposta! Per meglio dire, la missiva fu rimandata indietro con note a margine che non si è sicurissimi siano di Syd (c'è una diatriba a riguardo).

http://pinkfloyditalia.wordpress.com/2013/02/11/syd-barrett-the-madcap-laughs-barrett-traduzioni/
Non ci soni siti italiani dedicati a Syd... che vergogna! Questo è l'unico che includo nella lista, nonostante riguardi i Pink Floyd ha uno spazio anche su Syd Barrett dove troverete le traduzioni in italiano di tutti i testi delle canzoni in italiano.

Fan storico di Syd sin dal 1997 che ha creato questo bello spazio che contiene, oltre alle sezioni più generali, una straordinariamente completa sui libri pubblicati sull'artista e la raccolta di tutte le interviste che ha fatto. Interessante e dettagliata la sezione sul making of del  disco The Madcap Laughs.

Un altro bellissimo sito, appendice di un sito sui Pink Floyd. Vi segnalo la parte dedicata alle canzoni, ordinate alfabeticamente, con relativi aneddoti e informazioni varie. In "fanzines" è possibile scaricare tutte le fanzines di Syd, mentre nella pagina iniziale troverete interessanti articoli.
Da segnalare, tra gli altri, una commovente intervista a Ian, il nipote di Roger, che lo ha conosciuto solo nella sua seconda vita: è una delle cose più illuminanti che io abbia mai letto riguardo Roger.

http://atagong.com/astral/index.html
Magnifico sito web nel quale è tangibile l'affetto del creatore Dion, vero fan di Syd, affinché tutti ne apprezzino la grandezza umana e artistica. Forse è il più famoso di tutti, contiene molto materiale ed è stato addirittura consigliato dal Guardian. Commovente la rassegna stampa sulla morte di Syd, invece "the piper's path" è un tour virtuale nei luoghi di Syd

Ottimo blog spagnolo dedicato a Syd

Di stelle e di comete

Author: Grace / Etichette:

Gli Stars sono stati l'ultima pulsazione luminosa prima che la cometa di Syd si spegnesse definitivamente, ma in realtà lui all'epoca era già da un bel pezzo nella fase d'irrecuperabilità.
Non sono daccordo con coloro che sostengono che gli altri componenti del gruppo avessero messo su la band coinvolgendolo solo per sfruttarne la popolarità, perché anche se l'intenzione è innegabile, d'altra parte nelle interviste del periodo lui dichiarava a più riprese la voglia di trovare dei musicisti con cui tornare a suonare.
Syd non era soddisfatto dei suoi due album solisti come di quello coi Pink Floyd, e sentiva la necessità di far parte di un gruppo con tutto quel che ne consegue, anche se all'inizio della sua carriera da solo si diceva contento di poter avere il 100% del controllo sulla sua musica.
Com'è noto gli Stars durarono pochissimo, e fu lui stesso ad andarsene piantandoli in asso dopo una manciata di concerti passati alla storia nella peggior maniera (il velenosissimo articolo del giornalista del Melody Maker fu la goccia che fece traboccare il vaso e scatenò la furia di Syd).
Non dubito che quasi tutto ciò che venne scritto in quel trafiletto corrispondesse a verità, tuttavia c'è da dire che il giornalista non ebbe alcun tipo di tatto nei confronti dell'evidente e strafamoso disagio di Syd: al contrario, ci marciò apposta.
Gli Stars si sciolsero per l'incapacità di Syd di stare su un palco e perché lui stesso si era accorto che non c'era la medesima chimica che aveva con la sua vecchia band.
Di loro non ci rimane nulla, nemmeno una foto della formazione (abbiamo solo una fotina rubata di Syd live coi capelli lunghi).
A trascinarlo nella band era stata la sua ex ragazza Jenny, e sospetto che “se il gruppo non fosse andato dalla montagna Syd, la montagna non si sarebbe smossa di un centimetro” perché credo che nonostante le intenzioni, all'epoca lui versasse in una debolezza tale da essere incapace di prendere l'iniziativa.
Il lato peggiore è che tutta questa storia non deve aver avuto certo un buon effetto su di lui: sicuramente l'artista lo considerò come un ennesimo fallimento.
Il problema non poteva risolversi cambiando band, dato che poi sul palcoscenico si ripeteva lo stesso copione tra canzoni monocorde, accordi improbabili, catatonia e via dicendo...
Eppure, in tutto quel casino, Roger era crudelmente consapevole di star scivolando in un baratro da cui non sarebbe uscito più.


Non lo avrebbe salvato rimanere nei Floyd: sia che la band si fosse messa in pausa costringendolo a curarsi, sia che avessero assecondato le sue follie sino al limite, avrebbero finito comunque per sfasciarsi e perdere la loro occasione d'oro.
Tanto avevano capito la piega che Syd aveva preso – o forse credevano veramente che avrebbe dovuto cavarsela da solo???
Certo, loro erano sulla rampa di lancio interstellare, e chiunque al loro posto avrebbe agito così (o anche no), ma rimangono comunque una manica di bastardi. 
Anche perché carriera a parte, come dice giustamente David Gilmour, in quarant'anni non si sono mai fatti vivi per vedere come stava, neppure una telefonata.
Non c'era mica una legge che lo vietasse.

Una testa irregolare

Author: Grace / Etichette:

David Gilmour è forse l'unico tra gli amici di Roger che lo ha conosciuto meglio. Sconcerta un po' vedere che lui, come molti altri, sia convinto che Roger fosse una persona che funzionava su un piano logico completamente differente (sono parole sue). Sembra quasi un alieno. Considerandola così, non siamo lontani dalla teoria della pazzia.
In realtà, come ho già detto in precedenza, non s'è mai capito bene se lui sia mai stato malato o no, né di cosa... si parla di schizofrenia, di disturbi comportamentali e si allude perfino a una leggera forma di autismo. Dal lato opposto stanno quelli che sostengono che Roger fosse – e sia stato sino alla fine – perfettamente normale. Da quel che ho capito io non ha mai seguito una vera e propria terapia psichiatrica, e quando si è ricoverato l'ha sempre deciso di propria spontanea volontà.
Però è difficile credere che tutto ciò che gli è capitato sia stato causato solo dalla fragilità e le droghe. Probabilmente c'era qualcosa che già lateva, e le droghe e la particolare situazione che si è trovato a vivere l'hanno esasperato e portato fuori.
Dove sta la verità? Mah...
Forse è nelle considerazioni dello stesso Syd: mi torna in mente ancora la frase della famosa intervista a RS, la stessa che dà il titolo al libro di Rob Chapman (universalmente riconosciuto come il miglior libro su Barrett assieme a Syd Barrett Il diamante pazzo dei Pink Floyd).


Secondo me "very irregular head" non dovrebbe essere tradotto come pensiero irregolare: io sono quasi certa che Syd intendesse dire proprio “testa irregolare”, nel senso che non erano i suoi pensieri a essere strani, ma la maniera in cui lui era fatto. Lui se ne rendeva conto...
E dunque Gilmour avrebbe ragione.
Si sostiene – e su questo sono d'accordo pure io – che molti dei problemi di Syd fossero imputabili alla sua infanzia, al trauma della morte del padre, e soprattutto alla madre (sicuramente la persona che lui ha più amato in assoluto).
Sembra che la madre lo considerasse una specie di genio e lo trattasse di conseguenza...beh, io penso che lei che è stata vicino più di tutti Roger, si fosse accorta dell'enorme potenziale del figlio.
Poi c'è la sorella Rosemary, che tratteggia suo fratello come un uomo talmente ordinario da risultare noioso: una descrizione così opposta alla visione che abbiamo di Syd da risultare assurda. D'altro canto lei stessa ammette di pensare che fosse malato sin dalla nascita...
Il rompicapo Roger.

I Cieli di Escaflowne

Author: Grace / Etichette:

è stato un sogno, o forse un'illusione...


Non c'è modo di scampare alla nostalgia quando guardo le vecchie serie animate, perché le paragono inevitabilmente a quelle più recenti, e sarete d'accordo con me nel dire che nel 90% dei casi il confronto non regge... eppure ora di anime se ne producono in gran quantità (pure troppi) ed è scandaloso notare come molti non abbiano per nulla una trama (sul versante animazione di solito ce la caviamo).
Eccomi qua a parlare di un altro cult... sorpresa io stessa di non averlo scoperto prima!
Anche perché Tenku no Escaflowne - anche conosciuto come Vision of Escaflowne o da noi come I Cieli di Escaflowne - è simile, similissimo, ad un'altra opera di cui sono grandissima fan: Magic Knight Rayearth delle CLAMP. Ecco i punti che hanno in comune:
ñ     la protagonista (o le protagoniste) vengono improvvisamente trasportate dalla propria realtà in un'altra dimensione, dove diventano determinanti per la salvezza del regno in questione
ñ     fusione tra mecha e fantasy: le battaglie sono combattute con enormi robot, un elemento che potrebbe sembrare grottesco data l'ambientazione fantasy, ma in realtà si adatta benissimo
ñ     il ragazzo di cui si innamora la protagonista principale, ha per fratello il cattivo (Hitomi si innamora di Van che è fratello Folken, Hikaru ama Lantis che ha per fratello Zagato). Inoltre in entrambe le serie la protagonista è coinvolta in un triangolo (Lantis-Hikaru-Eagle e Van-Hitomi-Allen)


Contrariamente a quanto succede nella maggioranza dei casi, Escaflowne è stata concepita esclusivamente come serie animata (e che animazioni! Teniamo conto che siamo a metà anni '90!), dunque non è stata tratta da un anime, anche se in seguito ne sono stati tratti tre manga, nessuno dei quali notevoli quanto il cartone animato. Ne è stato invece tratto un bel film: Escaflowne The Movie, anche questo doppiato in italiano, che rimane fedele a storia e personaggi.
Note particolari: le colonne sonore sono di Yoko Kanno.
Sono dei capolavori. Punto.


Soppesando pregi e difetti, devo dire che questi ultimi in Escaflowne si possono contare sulle dita di una mano... Uno forse è l'insufficiente approfondimento dei personaggi; il più intrigante a mio parere è Folken.  Il legame tra i due fratelli Van e Folken (doppiato da un grande Sergio Di Stefano, la stessa voce del Dr.House) è il nodo insoluto che si trascina sino alla fine della storia, e a me ha ricordato un po' il rapporto fra Thor e Loki.
I due film su Thor non erano un granché, ma a sorpesa il personaggio di Loki ha riscosso grande popolarità, intrigando il pubblico e suscitando empatia, probabilmente perché Loki non è malvagio per scelta, o almeno non all'inizio, ma in qualche modo è vittima di meccanismi familiari.
Con Folken siamo sull'analogo: Folken è uno straordinario villain che misteriosamente lo spettatore non riesce ad odiare, perché “sente” che ha delle motivazioni, ha una situazione interiore che lo spinge a comportarsi così. E il fatto che sia truccato come un pierrot non è casuale: un altro celebre character truccato nella stessa maniera è Hisoka di HunterxHunter, infatti anche lui adotta lo stesso make up teatrale e tragicomico. Ma mentre Hisoka rappresenta il lato comico della follia, a Folken tocca decisamente la tragedia.


Essendo appassionata di tarocchi, mi è piaciuto il fatto che ogni puntata fosse introdotta da una carta che la rappresentasse, anche se le carte usate da Hitomi non sono i tarocchi tradizionali.
La protagonista è sia cartomante che sensitiva, e sono queste sue percezioni a fare la differenza nello svolgimento della vicenda: suo malgrado si trova a essere la chiave di volta degli eventi, ma in seguito comprende che sono solo le emozioni e i desideri a determinare il futuro.
Ecco la sequenza delle carte così come sono abbinate con gli episodi:

1. Una dichiarazione segnata dal destino - la torre
2. La ragazza della luna dell'illusione - il fuoco / la luce
3. Lo splendido spadaccino - la morte
4. Il ragazzo dalla bellezza diabolica - l'impiccato
5. Il sigillo dei fratelli - il giudizio / l'angelo
6. La città degli intrighi - la giustizia
7. Un addio inaspettato - la carrozza
8. Il giorno in cui un angelo danzò - la temperanza
9. Memorie delle piume - l'aria / la vita
10. Il principe dagli occhi azzurri - l'ambizione
11. Predizione di morte - il diavolo
12. La Porta Segreta - la papessa
13. Destino Rosso - l'imperatore
14. Cicatrici Pericolose - il bagatto / il veggente
15. Il paradiso perduto - le stelle
16. Colui che fu guidato - la ruota
17. La fine di questo mondo - l'imperatrice
18. Attrazione del destino - il mondo
19. Operazione: regola d'oro dell'amore - il pazzo
20. Una falsa promessa - la luna
21. Reazione alla Fortuna - il papa
22. L'angelo dalle ali nere - il sole
23. Presagio di tempesta - la terra / la legge
24. La scelta del destino - l'eremita
25. Il luogo della fortuna assoluta - la forza
26. Sentimento Eterno - l'amore

Caro fratello (Oniisama e...)

Author: Grace / Etichette:


Riyoko Ikeda, ovviamente, non è solo Le Rose Di Versailles. Dopo quel capolavoro che tutti conosciamo, nel 1975 uscì Oniisama e... , da noi conosciuto come Caro Fratello.
Stavolta la storia è ambientata ai giorni nostri, e la protagonista, Nanako Misonoo, è la ragazza della porta accanto che si prepara a frequentare le superiori nel prestigioso istituto femminile Seiran, dove impera un'associazione tutta al femminile denominata Sorority, composta dalle ragazze più ricche e altolocate.
La vita di Nanako verrà sconvolta dall'incontro con tre donne tanto belle quanto complesse: Saint.Just, Lady Miya e Kaoru, l'una diversa dall'altra ma legate tra loro.
Nanako confida tutto quel che le succede in una fitta corrispondenza con un “fratello” che in realtà non è tale, in quanto si tratta di un supplente che incontrò alle medie e con cui sentì subito un legame particolare.
Questo deliziosa manga, che si sviluppa in soli due volumetti (o quattro a seconda dell'edizione, in ogni caso è una spesa sostenibilissima), è stato adattato in un anime di 39 episodi doppiato anche in italiano.
Anime e manga sono interscambiabili, sono molto simili a parte alcune sottigliezze e il finale (la differenza maggiore).
Le differenze princupali sono:
ñ     il finale
ñ     la causa della morte di Saint-Just
ñ     l'approfondimento del personaggio di Lady Miya
ñ     l'approfondimento del rapporto tra Nanako e Tomoko
Oniisama e... affronta il delicato momento di passaggio all'età adulta con incredibile sensibilità, intelligenza e realisticità: ci si affeziona ai protagonisti perché i loro dolori sono veri, sono i dolori della vita, non si tratta di personaggi stereotipati. Il tutto è visto da una prospettiva palesemente femminile, che mi porta a consigliare quest'opera a ragazze di tutte le età. Io non la definirei né shojo né shojo ai, più che altro è simile a un romanzo di formazione.
Tutti i personaggi femminili hanno i loro lati affascinanti, ma inevitabilmente su tutte spiccano le tre che ho nominato prima, che rappresentano tre tipi diversi di donna.
Saint Just è romantica, decadente, sembra uscita dalle poesie di Verlaine che legge: è una donna devastata da una fragilità che la rende autodistruttiva e aliena rispetto al mondo che le gira intorno; la sua alienazione è aumentata dall'abuso di medicinali. In realtà l'unico mondo in cui Rei Asaka (il suo vero nome) vive è dentro se stessa, ed è questo a soffocarla. La sua stanza è desolante, tappezzata ovunque di specchi che riflettono la sua immagine. Sin dall'inizio la sua sorte ci appare segnata, in costante bilico tra la vita e la morte.
Sua sorella Fukiko (detta Lady Miya), con cui ha un tormentato rapporto, apparentemente è molto diversa: regale e orgogliosa, controlla tutto dal suo inarrivabile piedistallo. Ma in realtà anche lei nasconde una vulnerabilità terribile nell'animo, però a differenza di Rei non la esprime, anzi la esaspera sottopelle senza condividerla con nessuno, perché è talmente orgogliosa che per lei farlo costituirebbe un'onta.
Fukiko è il mio personaggio preferito (un po' le somiglio), mi è dispiaciuto che nel manga abbia meno spazio che nell'anime (dove però le fanno compiere cattiverie assurde e infantili, non solo verso la sorella ma pure nei confronti di Nanako). Lady Miya si contrappone a Rei, perché quest'ultima non è capace di nascondere il proprio dolore, si "offre” agli altri, invece sua sorella cerca il distacco  per non soffrire ed è come se recitasse una parte, distante dalla vera se stessa.
Infine c'è il principe Kaoru, tutto sommato la più normale, se non si trovasse a fare i conti con il problema peggiore. Kaoru è per lo più positiva e diretta, matura e piena di energia, tuttavia anche per lei non mancano i momenti di sconforto. Si contrappone a Rei per la grande forza interiore e la voglia di vivere.
La conclusione della vicenda non è “rose e fiori”, e questo mi è piaciuto perché effettivamente la vita non è così: i dolori non scompaiono per magia, e a volte si trascinano dietro per tutta la vita, ma l'autrice vuole spronarci ad accettarli e andare avanti come fa Nanako.
Oniisama e... è una piccola perla preziosa, e ovviamente i disegni della sensei sono bellissimi. Le vicende nel manga sono forse un po' troppo condensate, mentre nell'anime – sul quale non ho nulla da ridire perché è un adattamento degno di questo nome – si dipanano con più calma.
Riyoko Ikeda ha voluto rendere vera protagonista di quest'opera la vulnerabilità femminile, che è sì la nostra debolezza, ma anche la nostra forza e il nostro fascino.
Voto all'anime e al manga: 10



La moda delle protagoniste
Nel manga, particolare attenzione è dedicata agli abiti delle protagoniste (lo stesso non si può dire dell'anime, purtroppo). A me sono piaciuti molto e si vede che la sensei ha gusto nel disegnare bei vestiti per i suoi personaggi, perciò mi sembrava carino scrivere una piccola guida ai loro look:
Lo stile "nobile" di Saint Just: Rei ama indossare camice romantiche con jabot e rouches a profusione, che di solito abbina a giacche che le conferiscono un'aria mascolina. Non disdegna fiocchi e cravatte, e si veste esclusivamente di bianco e nero
Lo stile "principesco" di Lady Miya: impossibile vederla con i pantaloni (eccetto quando deve fare equitazione): Fukiko ama esprimere la propria femminilità portando gonne lunghe che abbina sempre con camice eleganti. Alle quali spesso abbina un cerchietto per capelli nello stesso motivo o colore.
Lo stile "mascolino" di Kaoru: il principe Kaoru rispetto alle altre ha un look più casual e sportivo (infatti è una grande appassionata di sport). Veste spesso camicie dal sapore un po' country e non porta quasi mai gonne. Le piacciono anche maglioncini dolcevita e impermeabili.
Lo stile "lolita" di Nanako: veste per lo più abitini bon ton che arrivano al ginocchio, con colletti graziosi o particolari, impreziositi da decorazioni come nastri e merletti. Spesso questi vestiti hanno le maniche a palloncino e sono segnati in vita da una cintura

Tre gallery per Orlando

Author: Grace / Etichette: ,

perché una non era sufficiente! Oltre alla solita HQ, una gallery sui suoi ruoli più famosi e ovviamente la gallery più golosa (ce ne sarebbero a palate di foto sexy di lui, ho postato quelle che personalmente mi piacciono di più)

GALLERY HQ

GALLERY CINEMATOGRAFICA

SEXY GALLERY

Orlando Bloom

Author: Grace / Etichette:



Sono diventata fan di Orlando alle medie: come per il 99,9% delle sue fan, l’ho scoperto con Il Signore Degli Anelli, anche perché, prima di quel capolavoro, lui faceva soltanto teatro.
Mi dispiace molto sia per le critiche che gli sono state mosse nel corso della carriera, come ad esempio che sia bravo unicamente nei film in costume, sia per il fatto che negli ultimi anni non abbia avuto molte proposte lavorative… ora è un po' tornato alla sua passione originale, dato che attualmente ha trionfato a Broadway con una moderna versione di Romeo e Giulietta. In realtà, forse gli è mancato quel ruolo che gli doveva permette di fare il fatidico passo da idolo delle teenager ad attore apprezzato. Orlando Bloom è bellissimo, è vero, ma questo non è un buon motivo per screditarlo come attore. Quelle critiche sono infondate, non solo perché oggi i blockbuster hollywoodiani sono pieni fino alla nausea di esordienti che recitano coi piedi (e sono stata buona) cui per di più sono affidate parti da protagonisti, ma anche perché Orli è un professionista, basterebbe la suddetta gavetta teatrale a provare la sua preparazione.
A ciò poi si aggiungono le sue doti personali: il suo esser un uomo a modo … a volte un po’ scapestrato. Insomma, non è il solito belloccio senza cervello, come affermano i suoi detrattori. Da qualche anno è anche diventato l’affettuoso papà di un bambino bello come lui.
Quando avevo 12 anni, la mia migliore amica era fan di Elijah Wood e io di Orlando; mi ricordo che collezionavamo qualsiasi cosa li riguardasse (allora iniziavano ad uscire articoli su di loro e cominciavano ad avere qualche informazione  in più) : sapevo tutte le parti del corpo che si era rotto Orlando e lei tutti i film di Elijah (quando li passavano in tv, dovevamo chiedere il favore a una nostra amica di registrali, dato che noi non avevamo il videoregistratore, a quell’epoca c’erano ancora le benedette cassette) e ogni giorno puntualmente si litigava su chi fosse il migliore tra i due… 
Elijah Wood è un’altra questione: è uno molto intelligente, anche un po’ nerd, ed è il classico bambino prodigio del cinema. Ecco cosa Elijah diceva di Orlando in una vecchia intervista di quegli anni:

“La prima volta che ho visto Orlando, l’ho trovato un po’ troppo inglese come persona: serio, professionale, riservato… ci vuole un po’ per conoscerlo”

Orlando invece diceva di lui che era molto timido e simpatico e che gli invidiava i magnifici occhi (che facevano impazzire la mia migliore amica).
Ma per me Orlando era sempre il migliore e ancora oggi è uno dei numeri uno (attualmente non è il mio attore preferito – è Keanu Reeves – ma gli rimango comunque affezionata in maniera particolare).
Ne avrei tante da dire su di lui (mia madre pure, con i muri della mia stanza completamente rovinati perché erano tappezzati con i suoi poster!), per esempio sulla ormai storica comparsata a Sanremo in cui fu baciato a  tradimento dalla Cabello (non riuscivo a crederci… e poi poverino!) in anni da fan ci sono stati periodi in cui l’ho un po’ accantonato, ma il “primo amore” è difficile da scordare…
È stato bello poterlo rivedere nuovamente nel ruolo che gli ha dato lustro e successo, confesso che mi è venuta un po’ di nostalgia. Non vedo l’ora che esca il terzo episodio de Lo Hobbit per poter ammirare ancora Legolas… e pensare che Orlando, il provino l’aveva fatto per il ruolo di Faramir (poi affiato a David Wenham; tra l’altro Faramir era il personaggio preferito di Tolkien). 
Quando ero ragazzina, sognavo di poter andare a casa sua, cioè Canterbury. E guarda caso, sono nata il giorno del santo arcivescovo di Canterbury… insomma, mi sa che ero predestinata!