GRANDIOSO.
C'è solo questa parola per definire l'album. È l'equilibrio perfetto che speravo Tarja trovasse, probabilmente sinora il suo miglior lavoro solista, allo stesso tempo condensazione dei due precedenti. Anche la critica ha unanimemente acclamato Colours In The Dark, e a ragione.
Non so se sia per via di quel che le è successo a livello personale negli ultimi anni (un viaggio in India che l'ha cambiata, la nascita di sua figlia) ma l'ispirazione si sente, nelle canzoni e nella voce, che una volta ancora l'artista spinge su nuovi territori; in qualche modo, ascoltandola, ho l'impressione che in questo disco Tarja abbia un po' modificato il suo stile... alla sua voce si sono aggiunti "nuovi colori", è proprio il caso di dirlo!
L'unico difetto che posso trovare in Colours In The Dark è la sua brevità: dieci canzoni sono troppo poche per l'ascoltatore (anche se, a dir la verità, la durata di molti pezzi è lunga). Per il resto, penso che Tuomas & company dovrebbero iniziare a preoccuparsi, perché la loro ex frontwoman fa sul serio e musicalmente parlando minaccia persino di superarli...
Ecco le tracce:
Victim of Ritual
Di questa canzone, che è anche il singolo di lancio, ne ho già parlato... Non me la aspettavo come traccia di apertura, ma alla fine mi sono resa conto che sintetizza in maniera perfetta la varietà presente nel disco, ed allo stesso tempo è diversa da tutti gli altri pezzi. In Colours In The Dark, rispetto ai lavori precedenti, c'è una maggiore diversificazione tra i brani e anche una maggiore sperimentazione, se vogliamo.
Proprio come era successo per My Winter Storm, questa traccia ribadisce il legame di Tarja con la musica classica.
500 Letters
Riuscita, anche se non è una tra le più notevoli, perché si richiama ad una versione di Tarja, quella del rock orecchiabile, che già conosciamo bene.
Ma ascoltando il pezzo successivo ho capito perché è stata posizionata come seconda: è un ponte tra Victim of Ritual e Lucid Dreamer.
Lucid Dreamer
Sono quasi certa che questo sia il mio pezzo preferito tra tutti; rappresenta qualcosa che Tarja non aveva mai provato prima. Nel brano il passaggio dalla strofa al ritornello semplicemente è perfetto, un climax. In mezzo troviamo una lunga parte in cui si mischiano strani suoni con la voce di Tarja.
Il testo prende ispirazione dalla fascinazione dell'artista per i sogni lucidi (quelli, cioè, che si è in grado di controllare), e la parte strumentale è stata scritta da Tarja in presenza della figlia, quindi suppongo che la voce infantile che si sente sia quella di Noemi.
Never Enough
Questo è il primo pezzo che abbiamo conosciuto di Colours In The Dark, e ci riporta alla classica Tarja.
Assieme a Neverlight è il più heavy dell'album, ma io preferisco questo: la rabbia è tangibile e la fine è una vera e propria esplosione. Seppure abbia detto che ci riporti alla Tarja che conosciamo, si differenzia da altri simili per la coda, nella quale la cantante fa sfoggio delle sue abilità vocali.
Mystique Voyage
Un'altra perla, messa non a caso al centro della tracklist.
È la prima canzone dell'album ad essere stata scritta, originariamente doveva far parte del precedente. Come è successo per Lucid Dreamer, anche questo pezzo è diverso da quello che Tarja ha fatto sinora.
Un brano semplicemente evocativo: Tarja canta in quattro lingue differenti, ci prende per mano con la sua voce ci trasporta davvero in un mistico viaggio... questa è la canzone che Tuomas dei Nightwish avrebbe voluto scrivere.
Darkness
Dopo la perla, una nuova sorpresa: una cover di Peter Gabriel, artista amato da Tarja sin dall'adolescenza. Lei tiene particolarmente a questo pezzo, e da molto desiderava farne una cover.
Se ascoltate la versione originale vi accorgerete che Tarja ne ha rispettato il più possibile la struttura, che devo dire si adatta alla perfezione al suo stile musicale
Il testo parla delle paure che prendono il controllo su di noi, quando invece dovrebbe essere il contrario.
Atmosfere ancora una volta diverse e... la voce di Tarja effettata!
Molti dicono che la vera punta di diamante del disco sia questa, io all'inizio non l'avevo apprezzata così tanto, ma più l'ascolto e più entro nell'ottica.
Quando canta "Walking through the undergrowth, to the house in the woods" è magia pura...
Deliverance
Un altro pezzo fantastico, si fonde col precedente e secondo me è quello in cui Tarja spinge di più vocalmente. Ancora una volta nuovo e diverso dai precedenti... magnifico!
Neverlight
Neverlight è la canzone meno originale di Colours In The Dark, il che non significa affatto che sia brutta.
Until Silence
Un altro capolavoro d'atmosfera e di voce destinato a diventare una pietra miliare nel suo repertorio, probabilmente la migliore ballad che lei abbia mai scritto (e anche l'unica vera ballad di questo disco)!
L'intensità della sua voce qui è spettacolare, sorpassa quella di tutte le altre cantanti symphonic metal che ho ascoltato.
Secondo me questa traccia era perfetta per chiudere l'album, non perché quella che segue sia meno riuscita, ma proprio a livello di atmosfera che riesce a creare.
Nel testo della canzone, alquanto romantico, è contenuto il titolo del disco.
Medusa
Riecco l'anima sperimentale, con la partecipazione di Justin Furstenfeld. Ogni volta che ascolto questo pezzo penso gli manchi qualcosa per essere perfetto, seppure la nostra qui tocchi picchi notevoli.
Medusa ha il compito di concludere quest album che per Tarja è la quadratura del cerchio, e per me semplicemente uno dei migliori usciti quest anno.