Il tartan (parte 4)

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TARTAN E CELEBRITIES
Il kilt si vede addosso a parecchi personaggi famosi, attori e anche cantanti rock: 

Axl Rose ha fatto del kilt la sua divisa durante i live. Come dimenticarsene?


Brian Molko ebbene si, il cantante dei Placebo è scozzese da parte di madre! Chi lo avrebbe mai sospettato, considerando il tipo di musica tutt altro allegra che scrive!


Ma io penso che l’effetto del kilt sugli scozzesi veri sia inimitabile...
Ecco una breve carrellata di attori scozzesi che si presentano spesso in kilt sul red carpet:

Sean Connery

Ewan McGregor suppongo indossi il tartan del glorioso clan McGregor, il buon Ewan (al quale ho già dedicato un post), scozzese all’ennesima potenza coi suoi capelli biondissimi e gli occhi azzurrissimi, è uno dei pochi uomini famosi a subire “l’effetto Dave Gahan” (definizione sotto copyright) = più invecchia più migliora.
Se è stato eletto attore più sexy del globo più di una volta, forse un po’ è anche merito dei suoi kilt, che indossa di frequente nelle occasioni ufficiali.
Comunque sia, il caro Ewan sale pericolosamente nella mia classifica di gradimento...



Gerard Butler


Tony Curran (13 dicembre 1969) l'ho scoperto da poco, eppure ha un curriculum lungo così... Tra i suoi film ci sono: Il tredicesimo guerriero con Antonio Banderas, Il gladiatore, Pearl Harbor, La leggenda degli uomini straordinari accanto al suo connazionale Connery, Underworld e non ultimo il bellissimo Red Road. Ha partecipato anche a moltissime serie tv come I Pilastri della terra e l'ultima Defiance; in Doctor Who ha interpretato Vincent Van Gogh!
Anthony porta il kilt da vero scozzese, con grande ironia, ed è un frequentatore abituale dell'evento annuale Dressed To Kilt, nel quale molti personaggi famosi sfilano in tartan.

James McAvoy

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Diana l'elegantissima Lady, che di stile se ne intendeva, era una genuina estimatrice del tartan. Kate la imita, ma come al solito è solo la sua brutta copia...






Il tartan (parte 3)

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TARTAN E MODA


Vivienne Westwood ready to wear autunno/inverno 1995/6

Il tartan è veramente versatile ed interpretabile, eppure guardandone il percorso si nota come, in qualche modo, non sia mai stato un tessuto associato al lusso, quanto ai ceti medio-bassi (a partire dalle sue umili origini sino ad arrivare alla moda).
La moda, si sa, segue lo spirito del tempo, ed ha sempre pescato a piene mani dalla musica: ad ogni genere musicale è sempre stato associato un dress code, creato dai gruppi più significativi del genere stesso, e puntualmente rimbalzato sulle passerelle...
Il tartan ha un'anima rock: negli anni ’70 grazie a Vivienne Westwood viene associato ai disadattati e ribelli punk, e ancora oggi è un caposaldo di questo stile.
Nel 1971 Vivienne apre insieme a Malcom McLaren, futuro manager dei Sex Pistols, l’ormai storica boutique Let it Rock (o Sex) al 430 di King’s Road a Londra: i membri della band diventano i migliori sponsor per la stilista esordiente, e indossano le sue creazioni.
Tuttora la Westwood è la prima stilista che viene in mente quando si parla di tartan, e lo ripropone continuativamente nelle sue collezioni.


Johnny Rotten (alias John Lydon) dei Sex Pistols, e Kurt Cobain dei Nirvana

Negli anni ’80 il tartan viene un po’ messo da parte, ma nel decennio successivo torna daccapo alla ribalta, associato ad un altro genere musicale alternativo: il grunge, che guarda caso affonda le sue radici proprio nel punk. La definizione stessa, grunge, significa “sporco, sudicio”, e fa riferimento al modo di vestire trasandato degli artisti, che vestivano come i taglialegna dello stato di Washington, dal quale provenivano.
A contraddistinguere lo stile grunge erano i capelli lunghi, gli abiti vecchi e consunti, i jeans sdruciti e strappati sulle ginocchia, assieme alle Converse  e agli anfibi, anche questi rovinati. Insomma una ripresa dello stile punk, ma molto meno aggressiva, alla quale si aggiungevano elementi come maglioni a quadri e t-shirt…
La camicia di flanella a quadri indossata da Kurt Cobain dei Nirvana (come pure da altri esponenti del genere, come Eddie Vedder dei Pearl Jam) divenne un’icona.
Eppure che il grunge diventasse una moda era l’ultima cosa che quei musicisti avrebbero voluto: Cobain non avrebbe mai potuto immaginare che quella vecchia camicia a quadri sarebbe finita sulle riviste patinate, e  lui stesso sarebbe rimasto schifato al pensiero.  Eppure di lì a poco sarà proprio il mainstream, che Kurt Cobain odiava così tanto, a fagocitare il grunge (il movimento durerà solo la prima parte del decennio) e purtroppo anche lo stesso Cobain, che morirà suicida, l’ultimo martire del rock.
Nel frattempo, il cinema sembra aver riscoperto l’amore per l’antica Scozia ed in breve tempo escono tre pellicole in costume che rilanceranno nell’immaginario collettivo il tartan e il kilt: Braveheart, Rob Roy e Highlander.

Braveheart del 1995, diretto ed interpretato da Mel Gibson, narra in maniera romanzata le vicende del condottiero William Wallace. Il film vince cinque Oscar, consacra Mel come regista e rilancia l’immagine degli scozzesi

Rob Roy del 1995, interpretato da Liam Neeson e diretto da Michael Caton-Jones. È tratto da un romanzo del ‘800 ed anche in questo caso il personaggio è realmente esistito: si chiamava Rober McGregor ed era una specie di Robin Hood scozzese

Highlander del 1986, da cui è nata una saga che sinora conta ben cinque film, dei quali i primi quattro sono interpretati da Christopher Lambert.

Ancora nei '90, la storica maison inglese Burberry rinnova il suo modello del mitico trench, stampando il famoso motivo tartan sulla fodera.
Burberry viene fondata nel 1856 da Thomas Burberry, apprendista di un importante sarto, che apre il suo primo negozio a Basingstoke
Il logo del marchio è il cavaliere equestre accompagnato dalla scritta latina “Prorsum” (”Avanti”). Il trench diventa polare nel secondo dopoguerra grazie ad Humprey Bogart, che lo indossa nel film Casablanca. La “paternità” del trench, che è un capo di origine militare, è tuttora rivendicata da due storici marchi inglesi: Burberry e Aquascutum. Quest ultimo ne fa risalire la creazione al 1850 circa, mentre Burberry dichiara di aver realizzato un modello per l’esercito inglese nel 1901, proponendolo a quello che allora si chiamava “Ufficio della guerra”
Sia la regina che il principe Carlo hanno conferito alla casa di moda il “Royal Warrant”, un’onorificenza prestigiosa che viene assegnata a quei negozi o aziende che hanno svolto un servizio per la Corona inglese.


Dagli anni ’90, passando per il primo decennio dei 2000 sino ad arrivare ai giorni nostri, il tartan non è praticamente più uscito dalle sfilate, ed è stato adottato, anche a più riprese, da tutti i grandi stilisti.
Come non ricordare Alexander McQueen (ancora una volta uno stilista molto influenzato dal mondo rock), che lo ha proposto soprattutto in due collezioni: Highland Rape del 1995 (prime tre immagini), e Widows of Culloden del 2005 (ultime due):






Nel 2006 Alexander McQueen si presenta con Sarah Jessica Parker al Metropolitan per Anglomania, Costume Institute Gala, in tartan: lui con fascia che lo taglia in diagonale, lei con abito asimmetrico, una sola spalla, e il tulle che fuoriesce dal lato più corto della grande gonna scozzese.
Tra gli altri stilisti “fan del tartan” citiamo Paul Smith, Rei Kawakubo, Jean Paul Gaultier e Dolce&Gabbana.

 Carolina Herrera

 Rei Kawakubo

Vivienne Westwood


TRE CAPI TARTAN DA AVERE ASSOLUTAMENTE NELL’ARMADIO:
  1. MINIGONNA la minigonna scozzese non passerà mai di moda, e potete indossarla sia d’inverno che d’estate. A seconda degli abbinamenti potrete interpretarla come vi pare: “scolaretta” con la camicia bianca, punk con il nero e accessori borchiati, bon ton con capi classici ecc…
  2. CAMICIA sia gli uomini che le donne dovrebbero avere almeno una camicia scozzese nel proprio armadio. La camicia scozzese è un must universale (almeno quanto la t-shirt bianca), in giro se ne trovano di ogni colore.  In genere rimane un capo estremamente casual (a meno che non sia arricchita da qualche dettaglio elegante), perciò sotto ci vedo bene un paio di pantaloni tinta unita o dei jeans. Se ci aggiungete lo stivale texano avete già fatto il look country!
  3. SCIARPA non è necessario che sia quella di Burberry. Una bella sciarpa scozzese, magari nel classico rosso, aggiungerà un tocco di colore all’outfit più monotono e ravviverà il cappotto invernale

REGOLE GENERALI PER VESTIRSI A QUADRI:
Ahimè, il tartan va indossato (e dosato) con cautela. I quadri, soprattutto quelli grandi, tendono ad ingrassare: in particolare ritengo che i pantaloni scozzesi debbano essere evitati ad ogni costo da tutte coloro che portano dalla 42 in su e sono alte meno di 1 metro 70!
Ma non significa certo che dobbiamo rinunciare al tartan: chi è più formosa deve prediligere i quadretti sottili, che equilibrano la figura.
Per le ragazze minute va bene puntare sulla parte alta, magari indossando una giacca svasata. Tra gli errori da evitare, c’è sicuramente quello di indossare più capi tartan contemporaneamente, poi meglio non indossarlo con le righe, ed in linea di massima con altre fantasie troppo visibili.
Alcuni stili in cui rientra il tartan:

- Look rock: indossa dei pantaloni di pelle molto aderenti, con una camicia larga rossa e nera e un paio di tronchetti con il tacco, oppure anfibi.
- Look british: per sembrare una scolaretta inglese indossa una minigonna tartan con un blazer blu, e volendo un cerchietto per tenere fermi i capelli!
- Look hippy: se vuoi essere hippy e alla moda, scegli una camiciona tartan molto colorata, da associare ai leggings e agli stivaletti senza tacco.
- Look chic: se preferisci lo stile chic e urbano, indossa una gonna scozzese, una giacca di daino e degli scarponcini.





Il tartan (parte 2)

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IL KILT




"Un uomo in kilt vale un uomo e mezzo"


Nel ‘700 l’inglese Sir Thomas Rawlison, un imprenditore, apportò alcune modifiche al preesistente belted plaid, l’abito indossato centinaia di anni prima dai cosiddetti Highlanders, diretti discendenti dei celti.
Il belted plaid in null’altro consisteva se non in un lunghissimo pezzo di stoffa (lungo fino a 15 metri e largo più di 4), di lana grezza e a basso costo, con cui gli Highlanders si coprivano l’intero corpo: si avvolgeva attorno ad esso e si appoggiava su una spalla, poi veniva fermato in vita con una cinta di cuoio, creando così una gonna.
Per farvi un’idea del belted plaid potete pensare a Braveheart (anche se William Wallace, il condottiero interpretato da Mel Gibson, pare non indossasse veramente il plaid, ma una tunica color zafferano!)


Gli scozzesi, che in linea di massima erano molto poveri, adottavano questo modo di vestirsi per difendersi dalle rigide temperature delle Highlands, e lo utilizzavano anche come coperta (da notare che ancora oggi il plaid è una coperta).  Il belted plaid si indossava da sdraiati.
Rawlison, che si era trasferito nelle Highlands e ne aveva appreso la cultura, aveva osservato che i suoi operai usavano queste vesti e decise di renderle meno ingombranti: fu così che nacque il kilt, in pratica una versione “accorciata” del plaid.
Il kilt è una gonna a portafoglio, con la parte sovrapposta davanti, a volte plissettata, altre no; viene tenuto chiuso da lacci di pelle con fibbia in alto e da una grossa spilla di sicurezza (kilt pin) sul lembo sovrapposto nell'angolo libero della stoffa.
Dunque, al contrario di quanto si pensi, la paternità del kilt non è scozzese, bensì inglese, tuttavia ciò non sottrae neppure un grammo di fascino a questo capo, che di diritto appartiene alla Scozia…
Come già detto, i vari colori dei kilt caratterizzano i clan di appartenenza (vedi primo post).
A rendere il kilt definitivamente famoso fu Sir Walter Scott, con un’intelligente trovata: in occasione della visita di Re Grigio IV a Edimburgo nel 1822, portò in città i capi clan delle Highlands, ognuno col proprio kilt, e li fece sfilare nei cortei.
Infine, nel 1858, la regina Vittoria e il principe Alberto comprarono il castello di Balmoral, e lo arredarono usando il tartan Balmoral, creato appositamente da Alberto: ciò contribuì a renderlo ancora più famoso. Ancora oggi il Balmoral è il tartan distintivo della famiglia reale inglese (sicuramente vi sarà capitato di vedere Carlo in kilt), portato sia dalle donne che dagli uomini, e pare che per vestirlo occorra prima avere il permesso della regina:


Solitamente esistono vari tipi di kilt per due o tre occasioni: per il giorno, per la sera, per la campagna, ecc…
Alcuni colori erano e continuano  ad essere preferiti ad altri nell'ambito di particolari occasioni: i dress tartans facilmente riconoscibili per le righe bianche sopra il disegno originario sono indossati per i completi da sera, gli hunting tartans dai toni del verde e marrone, sono impiegati per la realizzazione del vestiario per la caccia, i  mourning tartans, prevalentemente bianchi e neri vengono usati in occasione di lutti, i muted tartans presentano sfumature che vanno dal verde all'amaranto e al giallo, mentre i famosi Chief's tartans sono rigorosamente riservati ai Capi Clan, indossati da loro e dai familiari più stretti.
Si parla inoltre di “modern kilt e di “ancient kilt”, laddove nel primo c’è una prevalenza di colori scuri e vengono impiegate tinture chimiche, mentre nel secondo colori più chiari e delicati che tendono ad avvicinarsi il più possibile a quelli dei kilt originali.
Ci sono alcuni accorgimenti da non tralasciare nel momento in cui si voglia acquistare un kilt: innanzitutto deve essere rigorosamente confezionato a mano,  avere le pieghe profonde due centimetri, dalla vita in giù, per una lunghezza di quindici centimetri, all'interno deve essere sostenuto da una consistente garza  che ferma le pieghe, non avere l'orlo ripiegato ma terminare con la cimosa della stoffa, particolare facilmente riconoscibile in quanto in questo modo si  distingue un autentico tessuto scozzese. Il tradizionale spillone che tiene chiuso il kilt sul davanti (nel passato si usava una scheggia di pietra) è generalmente di metallo, a volte può anche essere d'argento.
Tuttora il kilt  risulta essere, sebbene non più in battaglia, il capo ufficiale scozzese sia nelle parate che negli eventi ufficiali e formali di stato. E’ ancora il vestito che ogni buon scozzese indossa al matrimonio (proprio e di conoscenti, parenti e amici) e che si indossa per gli eventi e i festival quali ad esempio gli Highland Games e il Festival di Edimburgo.
Sulla ben nota usanza che vuole che sotto il kilt non si porti biancheria intima c’è una diatriba tuttora in corso: c'è chi dice che sia un'invenzione, chi invece sostiene sia davvero la tradizione (ed effettivamente, come detto prima, gli antichi scozzesi erano poveri...). Fatto sta che gli scozzesi, che sono gente abbastanza allegra e goliardica, amano vestire il kilt senza biancheria intima, e non ci pensano due volte ad alzarsi il gonnellino! Tant'è che qualche anno fa era stato anche proposto di rendere obbligatorio l'uso delle mutande per "questioni di decenza".
Ovviamente si sono opposti (per fortuna).



IL VESTITO UFFICIALE


Quando si parla di costume scozzese non si parla solo di kilt, perché esso è costituito da varie parti. 
Il vestimento è un'affascinante rituale (potete vedere il video sotto).
Tra gli accessori abbinati al kilt troviamo lo sporran una borsetta di cuoio utilizzata per trasportare denaro; va posizionata davanti e indossata cinque dita sotto la cinta
Ci sono poi le scarpe, dette brogues, e le calze bianche alte fin sotto il ginocchio (hose).
L’accessorio più curioso è sicuramente il sgian dubh (nome gaelico, a volte chiamato anche  coltellino nero), un piccolo coltellino che viene inserito per metà della calza, lasciandone intravedere il manico! Se vi state chiedendo quale fosse la sua funzione originaria, ebbene, pare proprio che gli uomini lo usassero come arma nascosta…
La parte superiore del costume è completata dalla giacca Prince Charlie, mentre il kilt è tenuto chiuso da pins di varie foggie.
Oltre a questi accessori, ce ne sono altri “opzionali”, come la cinta di pelle, o il berretto (ne esistono di tre tipi: Il Balmoral, il Glengarry e il Bonnet).


[FONTI]
fonte 2: wikipedia



Il tartan (parte 1)

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IL TESSUTO


Definizione tecnica
Il tartan, che è detto anche stampa check e che in Italia chiamiamo semplicemente “scozzese”, è realizzato tramite l’alternarsi di fili colorati intrecciati, fili di ordito e trama, ad angolo retto tra loro. Si lavora come una tela: due sopra - due sotto l'ordito, avanzando un filo a ogni passaggio.
I blocchi di colore si ripetono verticalmente e orizzontalmente in un modello distintivo di quadrati e linee che, intrecciandosi, danno l'apparenza di nuovi colori miscelati da quelli originali

Etimologia
Sull’origine del termine “tartan” esistono ipotesi differenti: secondo la più accreditata fu tra le prime voci inglesi di moda accettate in Francia nel 1806, ma già dal Cinquecento, veniva utilizzato il termine tiretaine, dal verbo tirer che fa riferimento al tessuto a quadri ottenuto. Il modello degli Highlanders, scozzesi di lingua gaelica, fu chiamato breacan, cioè molti colori. Nel tempo i significati di tartan e breacan, sono stati combinati per descrivere un certo tipo di modello, su un certo tipo di tessuto.
Un'altra possibile origine del nome lo farebbe risalire al termine gaelico tarsainn che significa "attraverso"…


L’origine del tartan viene comunemente identificata nella cultura scozzese, eppure la prima vera prova su tessuto pare essere lontana dalle isole britanniche e risalirebbe alla cultura di Hallstatt in Europa Centrale,  datata tra il 100 a.c. e il 400 a.c. Il tartan che arriva a noi, comparve in Scozia per la prima volta all’inizio del XVIII secolo. Solitamente associato alle Highlands (ovvero le regioni montuose della Scozia), dopo la sconfitta degli scozzesi a Culloden, nel 1746, fu vietato indossarlo. Solo verso la fine del XVIII, il tartan divenne ufficialmente un modo per distinguere i diversi clan e le zone della Scozia (vedi seconda parte dedicata al kilt).
Il particolarismo dei clan si manifesta proprio nel tartan, i cui disegni e colori variavano da un clan all’altro. Clan deriva dal gaelico “Clann” che sta per “famiglia”, “discendenza”: ognuno possiede il suo tartan personale, ufficiale e registrato (si iniziò a registrarli dall’ 800).
In origine i tessuti presentavano un disegno molto semplice con due o tre colori, ottenuti con piante e radici o comunque da prodotti naturali; con l’elaborazione dei coloranti chimici, i motivi sono diventati più elaborati e vari.
Secondo alcune teorie, era proprio in base alle materie prime che certi disegni erano polari in alcune zone piuttosto che in altre: in pratica lì era possibile reperire i coloranti con la quale realizzare quella determinata stoffa. Ciò spiegherebbe perché molti tartan portano nomi di località geografiche scozzesi.
Sono solo 33 le fantasie originarie sopravvissute alle duemila di un tempo; ad ogni tartan era anche associato un motto. Una visita d'obbligo per gli amanti dello scozzese è il The Tartans Museum di Compie dove viene conservato il registro di tutti i diversi tessuti esistenti e dove se ne possono ammirare circa quattrocento. 

questi sono alcuni tra i tartan più famosi, ma i modelli esistenti sono migliaia
potete trovarli tutti, catalogati per ordine alfabetico, a questo sito

Ad oggi ormai il tartan non è più un’esclusiva della Scozia: esistono tartan registrati per famiglie, distretti, istituzioni e anche per commemorare particolari eventi (ad esempio ne è stato creato uno, bianco e grigio, in memoria di Lady Diana e uno appositamente, blu, nero e argento, per le ultime nozze reali, quelle tra il principe William e Kate Middleton)
Alcuni hanno assunto comunque ulteriori significati, e sono nati bizzarri tartan dedicati a qualsiasi cosa, tipo quello di  Robin Hood o quello di Rob Roy! Anche per l'ultimo film della Pixar Ribelle - The Brave, ambientato proprio in Scozia, è stato creato un modello apposito di tartan.
Ci sono tartan per le forze armate come il Royal Air Force ed il Royal Canadian Air Force, ma anche compagnie commerciali, speciali gruppi come Amnesty International, movimenti religiosi (anche Hare Krishna), città, club di football, società di danza, gruppi celtici non britannici, regioni del mondo con una grande presenza di scozzesi ecc…
Anche gruppi etnici non scozzesi che vivono in Scozia hanno disegnato propri tartan. In Canada tutte le province hanno il loro tartan, e persino negli Stati Uniti molti stati hanno un proprio tartan!

[FONTI]
fonte 2: wikipedia

Concludo con un gioco divertente: state forse pensando di essere gli unici a non avere un tartan personalizzato?
Sul web c'è il tartan maker, grazie al quale anche voi potrete crearvi il vostro tartan (dopo aver mosso le bande, cliccate sul modello originale per vedere le modifiche)






Moya, Cormac de barra e la loro "Affinity"

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Questo disco è la naturale prosecuzione del precedente, bellissimo, Voices & Harps, e lo riprende in tutto e per tutto: nel sound in equilibrio perfetto tra tradizione e modernità, nella varietà dei brani e persino nella loro posizione nella tracklist! Anche qui c'è il pezzo strumentale al centro, il pezzo cantato solo da Cormac, il pezzo prettamente nello style di Moya, l'allegra canzone tradizionale irlandese, ecc...
Tutto bene, allora? Mi piacerebbe dire di si, eppure ho trovato Affinity leggermente inferiore al suo gemello, sebbene sempre di buona musica si tratti...
Non so se cambierò idea dopo averlo averlo ascoltato di più, ma ho la sensazione che stavolta Moya e Cormac, i quali sono in accordo su tutto ed hanno la medesima visione della musica irlandese, abbiano sbagliato qualcosa nella scelta dei brani.
Poi, non mi sarei aspettata l'inserimento di una cover moderna, come Sailing di Christopher Cross... ed invece il brano, uno dei preferiti della gioventù di Moya, può perfino essere il migliore del disco, ed è perfetto come singolo!
Affinity scivola facilmente nelle orecchie dell'ascoltatore, però mi fa riflettere e preoccupare un po' il fatto che Moya non produca qualcosa di suo praticamente da nove anni: il suo ultimo album solista, "Signature", è del 2006, e anche se da allora ha pubblicato praticamente di tutto (un album live, uno con le T with the Maggies, due con Cormac), sarebbe ora di smetterla con le collaborazioni, ed uscire con qualcosa che sia solo suo.

Tracklist
01. Suas Sios (Intro) 1:36
02. Sailing 04:12
03. The Lass of Aughrim 03:16
04. Worlds Collide 03:10
05. I Feel You Breathe 04:47
06. Cruiscin Lan 03:41
07. Captain O’kane 03:31
08. Seoith n Seo 04:06
09. Stoirin Rua 02:54
10. When the Morning Breaks 03:59
11. Ardaigh Cuan 03:41
12. Suas Sios 4:47


Rose McGowan

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Rose McGowan è nota al grande pubblico più che altro per il telefilm Streghe, ovvero “Charmed”, uno di quelli che ha segnato la mia generazione: interpretava Paige Halliwell, e sostituì Shannen Doherty (la quale non si è mai capito bene perché abbia mollato) a partire dalla quarta stagione.
Tra l’altro ultimamente girano voci di un possibile remake, sul quale Alyssa Milano (Phoebe) e la stessa Rose hanno espresso un parere negativo…
Comunque sia, Rose è una donna di innegabile bellezza e sensualità, sembra quasi una bambola, peccato che da qualche anno il suo viso si sia trasformato per via della chirurgia estetica, anche se sembra sia stata costretta a ricorrervi per una buona ragione (l’incidente del 2007, ma i maligni sostengono che abbia “rimesso mano” più del dovuto).
Nella sua filmografia non figurano molti titoli degni di nota, la sua vita, invece, è stata abbastanza turbolenta: dalla sua biografia emerge un carattere abbastanza ribelle e trasgressivo.
Insomma non ha solo un’aura dark ma lo è anche interiormente, proprio come il suo mito Marlene Dietrich.


Rose nasce il 5 settembre 1973 a Firenze, da madre francese e padre irlandese: rimarrà nel nostro paese sino all’età di nove anni, quando si trasferirà negli Stati Uniti (senza saper parlare una sola parola di inglese). Intanto avrà già iniziato a lavorare come baby modella.
I genitori divorziano e lei va a vivere col padre, ma le cose prendono una brutta piega. A scuola Rose è un’adolescente cupa e introversa, si veste sempre di nero e non si relaziona agli altri: ciò spinge il padre a mandarla in una clinica di riabilitazione, nonostante lei non sia affatto una drogata.
Rose fugge e rimane senza tetto per un anno, poi, compiuti i quindici anni, si emancipa definitivamente dal padre e parte per Hollywood decisa a diventare un’attrice.
Ma la fama ha le sue ombre e Rose si abbandona ad una vita dissoluta fatta di alcol, eccessi e cattive compagnie (pare anche sia stata vittima di violenza sessuale).
Ancora una volta prende le distanze, si iscrive ad un istituto d’arte e successivamente ad una scuola di bellezza. Poi la sua carriera nel  mondo del cinema decolla.


Rose ha guadagnato visibilità anche per le sue lovestories: pure nella scelta dei partners si è distinta ancora una volta come bad girl…
Famosa quella col Reverendo Marylin Manson, durata dal 1999 al 2001: in particolare fece scandalo l’apparizione del rocker e dell’attrice agli MTV Video Music Awards, dove lei arrivò praticamente nuda, con un vestito trasparente che mostrava tutto
Rose appare anche nel videoclip di Coma White, ultima traccia del bellissimo album Mechanical Animals (ve lo consiglio), dove è inscenata l’uccisione del presidente Kennedy, e dove lei interpreta appunto Jackie. 


La musica è comunque uno dei veri amori di Rose: ama cantare ed ha più volte espresso il desiderio di incidere un album.
Dopo la fine di questa relazione (dopo di lei arriverà Dita Von Teese) ne inzierà un’altra altrettanto famosa col regista Robert Rodriguez, il quale la farà recitare in Grindhouse.
Tuttora questo è uno degli ultimi blockbuster in cui abbia recitato, insieme a Conan The Barbarian 3D (dove lei è notevole, sia visivamente che per l’interpretazione, ma il film fa schifo).
Proprio a Conan The Barbarian è legata la curiosa vicenda di un'altra pellicola, Red Sonja, della quale la McGowan doveva essere l’assoluta protagonista.
Red Sonja è un personaggio apparso per la prima volta nelle strisce di Conan, che poi si è guadagnata un fumetto tutto suo: una valchiria dai capelli fiammeggianti diventata guerriera dopo aver subito lo sterminio della sua famiglia e una violenza sessuale.
Il film, del quale tra l’altro erano pure usciti dei poster ufficiali con Rose, sarebbe dovuto essere prodotto da Robert Rodriguez. Ma nel frattempo la storia tra il regista e l’attrice è finita, il progetto è stato posticipato proprio per permettere l’uscita di Conad ed infine la presenza di Rose è saltata.
In definitiva sembra proprio che non sarà lei ad interpretare la parte (che per le similarità col personaggio avrei visto adattissima a lei), e al suo posto non si sa ancora chi ci sarà…
Nel frattempo, proprio poche settimane fa, Rose è convolata a nozze con l’artista Davey Detail.

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