Nel 1982 Martin doveva dimostrare di essere all'altezza delle aspettative come nuovo autore dei Depeche Mode e questa è la prima grande canzone che abbia scritto (e una delle migliori in assoluto nel loro repertorio).
Certo, ascoltandola oggi è un po' datata, ma registrandola ancora sarebbe di nuovo un successo, ne sono certa.
È molto "depeche-pensiero" ... in un certo senso esprime lo stesso concetto di Enjoy The Silence.
Sul videoclip glissiamo (è quasi orribile)!
Me lo sono detto così
tante volte prima Ma questa volta penso di dirlo con certezza
Abbiamo raggiunto un punto fermo
Niente ci salverà dalla grande caduta
Abbiamo raggiunto la nostra conclusione naturale
Siamo sopravvissuti all'illusione
Odio trovarmi in queste situazioni
Che richiedono relazioni diplomatiche
Se solo sapessi la risposta
O se pensassi che avessimo una possibilità
O se potessi fermare [tutto] ciò
Impedirei che questa cosa si diffondesse come un cancro
Mi sembra che Bill dei Tokio Hotel, crescendo, si stia sempre più trasformando in Dave (e non c’è neppure bisogno della tinta biondo paglierino con barba nera che il
frontman dei DM sfoggiava negli eighties...).
Beh, certo, Mr. Gahan è una semidivinità, e ho
dei dubbi che alla sua età Bill Kaulitz sarà ancora così bello!
Scorrendo questa breve lista (che non pretende di essere esaustiva) possiamo bene o male dividere gli artisti che si truccano in due categorie: quelli che lo fanno per teatralità e coloro che lo fanno per crearsi un'immagine androgina. Naturalmente nella maggior parte dei casi c'è un miscuglio delle due, senza contare quelli che si truccano "per sport", ovvero semplicemente perché gli piace...
Da notare come il make up maschile nell'ambiente musicale sia trasversale a tutti gli stili e si riproponga in ogni decennio.
Non si può non iniziare da David Bowie, difatti se non è stato lui l'inventore del glam, di certo ne è stato l'icona più potente negli anni '70 col suo Ziggy Stardust: per il camaleontico artista, il make up fa semplicemente parte del personaggio che sta interpretando in quel momento, e se non rientra nella sua prossima trasformazione è pronto ad abbandonarlo.
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In quel decennio il glam-rock - movimento che si esaurirà in poco più di 5 anni e che si divide in una frangia più commerciale e kitsch e un'altra più sofisticata ed intellettuale - è sicuramente il genere musicale che più si lega al make up: l'aspetto visivo è estremamente importante per quei musicisti, a cui piace giocare con i ruoli ed esibirsi supertruccati e in abiti attillati. Una citazione la meritano sicuramente pure Alice Cooper (che con l'immagine e i macabri teatrini on stage influenzerà in futuro Manson), il quale si trucca in stile horror al fine di shockare e ripugnare, e i mitici Kiss, rimasti praticamente identici.
Nessun caso come quello dei Kiss è emblematico per capire quanta parte possa avere l'immagine nella creazione di un mito: eccetto un breve periodo in cui abbandonarono le loro maschere - perché è di questo che si tratta: interpretano dei personaggi - sono rimasti gli unici ad aver mantenuto uguale la loro immagine sin dall'inizio della loro carriera (cosa più unica che rara), e credo che oggi chiunque vada ai loro show, lo faccia, oltre che per la musica, anche per vederli nei loro costumi.
Negli anni '80 si assiste ad un repentino cambiamento: anche il make up diventa mainstream, ed esplode tra gli artisti pop a tutti i livelli. Non è più, quindi, appannaggio di certi generi alternativi, perché bene o male tutti lo sfoggiano.
L'icona è Boy George, il suo aspetto delicato e vulnerabile, sottolineato dal make up, lo fa assomigliare ad una ragazza.
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Ora magari può essere scontato, ma all'epoca la scena gay non era ancora emersa, ed esporsi in maniera così plateale come faceva Boy George è stato quasi rivoluzionario: lui stesso nelle interviste ha più volte ammesso il coraggio che c'è voluto per farlo, perché allora si potevano correre dei rischi.
Negli anni '80 non è necessario essere omosessuali per truccarsi, anzi: la maggior parte dei musicisti lo fa per semplice hobby. Nick Rhodes dei Duran Duran, allora amatissimo dalle fans, vuole sembrare deliberatamente effeminato, mentre Martin Gore dei Depeche Mode gioca sui contrasti: Mi piace la combinazione anti-macho di una giacca e dei pantaloni con degli abiti da donna. Disorienta la gente.
Da fresca fan di Martin e dei depeche, non me la sono sentita di esimermi dal postare questo video in cui Martin si esibisce in "Surrender" truccandosi e mettendosi il mascara con un'abilità da far invidia:
Un altro che andava forte era Adam Ant, famoso perché si presentava sul palco con l'eyeliner e vestito da pirata. Ho scoperto da poco questo artista, più che altro conosciuto per "Stand & Deliver" e "Goody Two Shoes", ed ho voluto dedicargli una piccola gallery perché, oltre ad essere davvero bellissimo, ha una storia particolare che parte dal punk del '77 sino ad arrivare al pop; è un artista sincero, con una personalità fragile e ultimamente è riuscito ad uscire dal disturbo bipolare di cui soffriva.
Tra l'altro, vedendo le sue foto attuali, ha una somiglianza spaventosa con Johnny Depp (a parte che sto iniziando a pensare che Depp gli debba qualcosa per Jack Sparrow...).
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Menzione a parte per Robert Smith dei Cure, con rossetto e occhi perennemente cerchiati di nero (tuttora), un mito dark. Per gli amanti del gothic, l'estetica ha una parte fondamentale più che per gli amanti di tutti gli altri generi musicali, il comun denominatore è la teatralità, e il più delle volte una certa ricercatezza. Lo stile visivo dei goth si declina in un'ampia varietà di sottogeneri in base all'ispirazione, che può andare dal cinema al fetish, alla storia della moda, agli altri generi musicali come il punk o il glam da cui è derivato, alla letteratura... ecco perché trovo che lo stile goth sia più evoluto ed interessante rispetto agli altri.
Negli anni '90 il make up sembra fuori moda... per fortuna c'è Brian Molko dei Placebo, che ispirandosi al suo idolo Bowie, riporta in auge l'ambiguità sessuale. Brian ha dichiarato: Non è una recita, non è un personaggio quello che sale sul palco. Mi devo esprimere in qualche modo e lo faccio con i miei travestimenti, il mio make-up, il look esagerato. Lo curo molto perché fa parte della mia natura.GALLERY
David Bowie non sbaglia a dire che i Placebo sono una grande band: sinora, tra tutti i concerti a cui ho assistito, i Placebo sono stati un gradino più su, anche di certe band blasonate con decenni alle spalle (ma quel giorno, Mollo non era truccato, purtroppo!).
Ma soprattutto, nei '90 ecco arrivare lui, "l'anticristo" Marilyn Manson, maestro in provocazione. Senza ombra di dubbio posso affermare che, in questa lista, Manson sia quello con l'immagine più curata, secondo solo a Bowie.
Bisogna guardare oltre il polverone che l'artista si porta continuamente appresso, e che tra l'altro è voluto e creato ad hoc da lui stesso: ho sempre trovato interessante come Manson sia in realtà un uomo davvero intelligente, con uno spiccato gusto nel vestire, e a suo modo molto elegante, anche se questo può suonare paradossale. Anche lui, come Bowie, ha creato e cura la sua immagine da solo, e sebbene per molti anni io sia stata indecisa su che opinione avere su di lui, perché è uno alquanto ambiguo, alla fine penso che al di là delle cose che ha prodotto musicalmente - alcune buone e altre meno - almeno visivamente si è guadagnato il proprio posto nella storia della musica. Un'altra differenza con gli altri nomi di questa lista è che Marylin Manson non cambierà di una virgola il proprio personaggio in futuro, perché fa parte della sua idea artistica. Certo, oggi non shocka più come agli inizi: oggi in giro c'è gente come Lady Gaga.
Dichiarato estimatore dei Kiss ed in generale del periodo glam ha detto: La differenza tra me e loro è che finito lo show loro si toglievano il trucco e tornavano ad essere persone "normali". Io no. Marilyn Manson è me stesso, e non posso smettere di essere me stesso [...] Il glam rock è il vero rock'n' roll. Sono sempre stato molto scettico nei confronti della faccenda del grunge. Il grunge è stata tutta questione di uccidere lo starsystem, uccidere gli idoli, uccidere l'aura di fascino che gli si creava intorno: tutto ciò che aveva reso il rock'n'roll quello che era, ovvero una cosa enorme e meravigliosa, doveva essere ucciso. Che cosa stupida. A mio modo di vedere il grunge è stato un periodo piuttosto sterile. GALLERY
Uno che di truccarsi non avrebbe bisogno, perché è già uno dei cantanti più sexy del mondo, è Ville Valo degli HIM... È un peccato che il loro ultimo lavoro non fosse un granché e che Ville sia apparso spaventosamente dimagrito, speriamo che si riprenda.
Nei primi anni del 2000 il make-up colora uno degli ultimi generi musicali che non aveva ancora colonizzato: il punk-rock. Billie Joe dei Green Day e i suoi occhi perennemente bistrati di nero avranno più influenza di quanto si voglia pensare: è l'emblema dell'artista che non si trucca per risultare ambiguo o per richiamarsi a qualcosa... è come se il trucco maschile non sia più distintivo come era una volta, e molte band in bilico tra il pop e il rock, dai Good Charlotte ai 30 seconds to Mars, lo adottano.
Dei tre Green Day l'unico a non truccarsi è Mike, perché anche il batterista Trè Cool ama usare matita, e spesso anche ombretto. GALLERY
Nel 2007 le più giovani impazziscono per i Tokio Hotel e per Bill Kaulitz e la sua immagine quasi femminile: trucco marcato, chili di lacca sui capelli e smalto nero con french manicure sulle unghie. Il suo aspetto ambiguo è ben studiato ed è originale, in qualche modo si rifà al glam, e colpisce nel segno.
All'epoca il frontman non si vergognava ad ammettere di spendere migliaia di euro in prodotti per capelli, e ai giornalisti che cercavano di imbarazzarlo chiedendogli quanto tempo ci mettesse a prepararsi rispondeva:In quaranta minuti mi faccio la doccia, mi vesto e acconcio i capelli con la lacca [...] Durante i concerti vedo molti ragazzi con gli smoky eyes e con lo smalto nero, e questo mi inorgoglisce. Il mio trucco poi è molto semplice: eyeliner e kajal.
Semplice forse no, comunque dal punto di vista del trucco, i Tokio Hotel sono l'acme di una parabola che ormai si è sdoganata in tutti i settori, e che probabilmente in futuro si arricchirà di nuovi capitoli.
Tutto qua? No, perché ad essere onesti da anni il trucco, i costumi e l'eccentricità, sono al centro di una scena musicale che qui da noi non è ancora approdata completamente (ma sono sicura che succederà): quella giapponese. Gli artisti giapponesi curano in maniera maniacale la propria immagine, e c'è persino una corrente, il visual kei, che ruota completamente attorno a questo aspetto.
Loro, come sempre, un passo avanti di noi.
1980: FASE CLARKE - con Clarke spelacchiato, David versione teppista e Martin col cappello sulle 23
1893-1984: POST CLARKE (NEW LIFE) - Martin al timone con la sua leggendaria zazzera bionda, vestito da nazi, con le manette appese alla cinta. Alan Wilder contribuisce alla musica (e migliora gradualmente il proprio look)
1986-1989: BLACK EIGHTIES - loro vanno contro il kitsch imperante e si vestono solo di nero. Martin insiste con il look bondage
1990-1993: LO SFRACELLO SFIORATO pubblicazione del loro masterpiece, bye bye Alan Wilder.
Gahan versione grunge coi capelli lunghi.
1997: RIPRESA ormai rimasti in tre; i capelli di Martin iniziano a perdere volume
2001 -2006: RIPULITI E INVECCHIATI Dave Gahan sempre più fico, gli altri due sempre meno. Look più sobrio ma sempre black. Il must sono gli occhiali da sole
2010-2013: COME LI CONOSCIAMO Dave Gahan continua a migliorare (notare il confronto con la fase 1), e la macchina Delta funziona ancora bene
Andrew John Fletcher, detto
“Fletch” o “Andy”, è colui che si è sempre occupato degli aspetti manageriali
dei Depeche Mode; a vederlo nei concerti uno pensa che non faccia granché... e invece no.
Difatti, seppure durante i live suoni
la tastiera (ed in passato anche il basso), il suo contributo nella vita
artistica del gruppo non è mai stato così rilevante, almeno non come quello
degli altri: in poche parole sin dagli inizi Andy è stato “la testa” dei DM, li
ha diretti dall’interno nel mondo dello showbusiness.
Inoltre, per ammissione degli
altri componenti della band e di lui stesso, ha fatto da collante tra i vari
membri durante momenti delicati della carriera… ma anche lui ha avuto i suoi
problemi.
Avere a che fare con due personalità artistiche egocentriche come Martin Gore e Dave Gahan non
dev’essere facile, e nel periodo peggiore dei depeche, quando hanno sfiorato la
rottura a ridosso del disco Songs of Faith and Devotion, Andy ha avuto un
brutto esaurimento nervoso che lo costrinse a ritirarsi dal Devotional Tour.
Insomma, per poco non è uscito dal gruppo, esattamente come Wilder.
Nato a Nottingham l’8 luglio
1961, Fletch è uno dei membri fondatori nel gruppo: sul finire degli anni ’70
incontra Vince Clarke con il quale forma la band No Romance in China, nella
quale suona il basso. Nel 1980 incontra Martin Gore nella cara Basildon. Nascono
i Composition of Sound, il resto è storia…
A detta di Clarke, all’interno
della band Martin ed Andrew facevano “comunella”, vale a dire che prendevano le
decisioni assieme: essendo il manager, Andy avrà avuto di sicuro un ruolo
decisionale nella rottura con Vince Clarke, poiché non avrebbe mai accettato
una cosa simile se non avesse pensato che fosse la strada migliore per il
futuro del gruppo, e ciò mi fa supporre che ci abbia messo lo zampino Martin,
il quale desiderava prendere un’altra direzione musicale…
Io ho sempre avuto la teoria che
nella band esistessero due assi: l’asse “Gore-Fletcher” (direzione artistica e
decisionale nella band, in pratica un’accoppiata di ferro) e l’asse
“Gahan-Wilder” (gli ultimi arrivati e anche “reclutati” dagli altri; e guarda
caso è stato proprio Dave, dopo tanti anni, a mandare l’sms ad Alan per
invitarlo a comparire in un loro concerto)… ovvio che questa è solo la mia
teoria, ma è una teoria probabile.
Ad un certo punto Andy è anche
diventato discografico della Mute, l’etichetta storica dei depeche, ed ha
fondato una propria etichetta, la Toast
Hawaii, nome di un fantomatico album contenente canzoni
scritte da lui, registrato solo su cassetta durante le sessioni di Some Great
Reward nel 1984 (pare che sia esistito davvero, ma che comunque fosse uno
scherzo). Per sua stessa ammissione, Fletch non è mai stato una cima nel
comporre musica, anche se non esita a ribadire il suo amore, soprattutto per quella
elettronica, ed effettivamente negli ultimi anni ha anche girato per il mondo
facendo vari DJ set.
L’altissimo Fletch (è alto circa
1.90!) si definisce un uomo comune, più defilato rispetto alle rockstar Dave e
Martin; le sue passioni sono il calcio (tifa Chelsea) e i suoi tre figli avuti
dalla fidanzata storica Grainne.
The Feather Fan - a blog by Grace.
Questo spazio nasce dal desiderio di condividere tutto ciò che trovo bello, perciò racchiude una quantità di temi vari come i miei interessi... Le passioni sono il sale della vita e quando pensiamo che qualcosa sia bello, in realtà ci richiamiamo alla bellezza che è dentro di noi.
La bellezza, proprio come le piume, è frivola ma mai inutile.