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La "forma" delle donne e la "vera bellezza": la percezione del corpo femminile nel corso degli ultimi decenni

Author: Grace / Etichette: , ,

Questo post è scritto da una ragazza che ha maturato, dopo anni, una certa idea in merito al concetto di bellezza femminile, e che è infastidita dal vedere attorno a sé tante altre donne, belle ognuna a modo proprio, farsi dei problemi per adeguarsi (inconsapevolmente e non) a canoni non scelti da loro...


Il concetto di bellezza del corpo femminile è cambiato attraverso le epoche, non è mai rimasto lo stesso. fino agli anni '50 l'imperativo erano le curve, che venivano esaltate dall'abbigliamento strizzato in vita e dai primi reggiseni (in trasparenza). Basta pensare a Marilyn, una donna dalla fisicità strabordante, con un impressionante stacco vita-fianchi per farsi un'idea: allora, come nei decenni precedenti, era l'esplosione della donna formosa.


Persino gli anni '40, con la grande guerra, non erano riusciti ad eliminare questa  concezione, seppure le donne fossero state costrette a "fare gli uomini" e ad indossare abiti con spalle imbottite.


Questo perché la visione del corpo femminile nella prima metà del '900 è una diretta eredità di quella dell'800, in cui imperava una donna assolutamente in carne (e quindi in salute), anche se inguainata in corsetti che dovevano renderla flessuosa come una clessidra.
Avete mai provato a cercare fotografie dell'epoca? Ce ne sono, anche se poche: mostrano delle donne che, ne sono sicura, molti oggi giudicherebbero fin troppo grasse.


Dall'inizio del '800 sino alla sua fine del secolo, sebbene ci sia stato un avvicendarsi di leggere variazioni sul tema, una bella silhouette doveva essere molto drammatica (con differenza tra spalle, vita e fianchi... ma non solo: pensate ad esempio alle caviglie sottili rispetto ai polpacci torniti, o alle enormi spalline delle maniche che si usavano verso l'inizio del secolo).


Nulla di più lontano dai tempi moderni, in cui quelle forme "drammatiche" sono rifuggite come la peste, segno di una figura "poco equilibrata".
Col passaggio al nuovo secolo poco cambiò, eccetto una tendenza a slanciarsi verso l'alto della figura che diventava sempre più "a colonna" (gonne meno voluminose, ed enormi cappelli per diventare più alte), e se non fosse stato per gli anni '20, probabilmente le donne dei '40-50 sarebbero state ancora più tornite.


Poi arrivarono gli anni '60 e Twiggy... e fu la fine. Twiggy (il cui nome significa "grissino") non aveva né seno né fianchi: lei, la modella di Mary Quant, la stilista che inventò la minigonna, era completamente piatta.
Anzi, di più: era pelle ed ossa, praticamente l'antesignana di Kate Moss.
Gli anni '60 erano una cosa strana: da un lato i movimenti femministi, che si suppone avrebbero dovuto liberare la donna, e dall'altro la magrezza eccessiva.
In ogni caso, è stato da allora che l'ideale femminile è cambiato e si è assestato sulla magrezza: questo perché c'era la rivoluzione, che andava contro tutto ciò che c'era prima, e dunque anche contro l'idea della donna formosa.

(Twiggy)

Quando si parla di bellezza femminile però non si parla solo di taglie: ad esempio pensiamo che da allora ha preso piede l'abbronzatura (per tutto l'800 e fino agli anni '50 la donna bella aveva la pelle candida), o i capelli tagliati cortissimi, o al contrario portati lunghi, al naturale, in contrasto alle acconciature ricce e statuarie rese celebri delle grandi dive hollywoodiane.
Negli anni '70 le cose rimasero più o meno uguali, negli anni '80 migliorarono un po', perché ci fu un ritorno alle taglie normali.
Negli anni '90 c'è stata una nuova ricaduta con le supermodelle: sono state le passerelle ad assestare il colpo fatale alla bellezza femminile, al grido di "più anoressica sei e meglio è". L'emblema è la già citata Kate Moss.
Da allora sino al presente non è cambiato molto, salvo un affermarsi crescente della chirurgia estetica: in pratica si pretende una donna magrissima, ma con seno e sedere pronunciati.
Un'utopia, perché è chiaro che una donna, per avere le forme, non può che essere in carne.

Le donne che seguono la folla, non arriveranno più lontano della folla.
Le donne che camminano da sole, arriveranno in posti in cui nessuno è mai stato prima
(EINSTEIN)

C'è chi sostiene che siano sempre stati gli uomini a decidere come doveva essere il corpo femminile, e chi invece dice sia colpa soprattutto della compiacenza autolesionistica delle donne... ma il punto non è questo. Il problema non è che Twiggy era magra e M.Monroe era formosa: erano belle entrambe.
Il concetto che deve passare è che esistono differenti tipi di bellezza: la bellezza non si riduce ad una taglia, o ai canoni che detta la moda del tempo.
Se sei nata così, e il tuo corpo è in un certo modo, e fai fatica ad adattarti all'ideale che va di moda... perché soffrire? Nessuno ti costringe. Bisogna semplicemente pensare che ogni donna è diversa dall'altra: in quest'ottica tanto la moda quanto la competizione con le altre donne perdono senso, perché ognuna è unica.
Tanto vale industriarsi per valorizzare il proprio tipo di bellezza.
Punire il proprio corpo per raggiungere una soglia uguale per tutte che... mira a renderci tutte uguali??? Che senso ha una cosa del genere?
È palesemente sbagliato. La cosa migliore non sarebbe invece differenziarsi, essere "speciali"?
Non sono solo le donne che dovrebbero diventare forti di loro stesse, orgogliose della propria bellezza e femminilità (che può essere espressa in molti modi differenti: ognuna scelga quello che sente più vicino a lei, ci sono differenti tipi di sensualità), ma anche gli uomini che dovrebbero mostrarsi orgogliosi di loro.
Non è affatto vero che agli uomini vadano bene soltanto le donne magre: ce ne sono molti che hanno delle preferenze personali che possono differire anche di molto dai canoni estetici comuni solo che nella maggior parte dei casi hanno paura ad ammetterlo... ragazzi: prendetevi la donna che vi piace, non quella che vogliono che abbiate gli altri! Abbiate il coraggio di seguire i vostri gusti, e sostenete le vostre donne.
Anche perché il discorso sulla bellezza è valido anche per voi.
Se siete femmine e l'uomo con cui avete a che fare pensa che dobbiate cambiare, o che non siate "abbastanza" rispetto ad un ideale di bellezza campato in aria e proveniente da chissà dove, allora vi dico... di non perdere tempo con un idiota così.
Cercate un uomo intelligente, che sia in grado in di apprezzare il vostro aspetto.

Cammina come se dietro di te ci fossero sempre tre uomini
(OSCAR DE LA RENTA)

Ci sono donne che si puniscono stando a dieta in continuazione, e altre che si sentono "autorizzate" a non curarsi solo perché sono in carne o perché hanno una bellezza differente: questi atteggiamenti sono entrambi errati.
Personalmente io sono affascinata dalla bellezza particolare, unica nel suo genere. Belen per me non è bella, è la bellezza stereotipata. Per me è più bella la strepitosa Tilda Swinton, una Helena Bonham Carter, una Zhang Ziyi, o la nostra Monica, che è statuaria e certo non magra (In questo blog ho pubblicato differenti post sulle attrici più belle, donne unicamente belle e diverse tra loro). 
Provo ammirazione anche per le donne sicure di sé, come Dita Von Teese, che non hanno paura di andare contro quello che gli altri vogliono da loro.


Dita in particolare è un'icona, sia perché sdogana una differente idea di bellezza, sia perché il suo lavoro è spogliarsi, ma lo fa non come donna oggetto, ma come soggetto.
Penso che per fortuna le cose stiano iniziando leggermente a cambiare: negli ultimi 2-3 anni in giro si vedono non solo donne magre, ma anche donne in carne che accettano con più tranquillità la loro taglia, e anche i media se ne stanno accorgendo.
Le attrici sono ancora troppo magre, e anche le nostre inutili showgirls televisive, ma in altri campi, ad esempio la musica, le cose si stanno muovendo. Lady Gaga non è certo bellissima, ma ha una forte personalità: di lei mi piace che ha cambiato la definizione di ciò che è brutto e ciò che non lo è.
Un nome che mi viene subito in mente per il rock è Beth Ditto, ma ci sono moltissime altre cantanti che hanno una bellezza poco convenzionale e sono considerate sexy, come ad esempio Hayley Williams, che è bassa e minuta, o Shirley Manson che è così meravigliosamente particolare da sembrare un'aliena:


Alla fine del mio discorso voglio dare un consiglio anche ai medici: smettete di dire a tutti quelli che sono un po' in sovrappeso di mettersi a dieta! Anche voi siete un po' colpevoli delle difficoltà di quelle persone ad accettarsi...
Una taglia 46 o 48 non ha bisogno di dimagrire. Solo chi è fortemente obeso, o rischia sulla salute, deve farlo.
Anche la moda, ovviamente, dovrebbe farsi l'esame di coscienza. Ma quelle che possono smuovere veramente le acque sono le donne comuni, è la massa che impone le tendenze: bisogna camminare a testa alta, fiere di se stesse.
Siete belle e siete femminili. Ignorate chiunque e qualsiasi cosa voglia farvi credere il contrario.


Una critica di stile ai maschi (quasi tutti)

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Voi che vi lamentate se la vostra lei esce di casa sfatta e senza trucco, e che giudicate le ragazze per strada da come appaiono, voi siete i primi a non avere cura del vostro look.
Ovviamente non si fa di tutta l'erba un fascio, la mia "critica" si rivolge specialmente ai ragazzi più giovani... È veramente raro, rarissimo, al giorno d'oggi, vedere un uomo che vesta con gusto. Non solo, una buona metà non rientra neppure nei limiti della decenza!
E già. perché c'è ancora chi è convinto che le mutande a vista, le scarpe da ginnastica rovinate di tre anni fa e i capi con scritte giganti dei nomi dei brand siano "cool"...
Buona parte dei maschi sembra avere una vera e propria repulsione per giacche e camicie (quest'ultima uno degli indumenti più sexy che abbiano a disposizione): a parte che ne esistono di tutti modelli, quindi anche giovanili e spiritose, ci può anche stare che uno le odi oppure voglia stare comodo ma... alcuni non le indossano neppure nelle occasioni cerimoniali!!!
L'allergia verso qualsiasi capo classico/elegante è generalizzata, e qualora lo si scelga, lo si sceglie semrpe secondo un'ottica omologata, senza interpretarlo con personalità.
Ecco... dalla mancanza di stile traspare mancanza di personalità (e di cura verso se stessi, per la serie: "ho bisogno della mamma/fidanzata che si curi delle mie cose!").
Alcuni cerebrolesi riterranno perfino che vestirsi bene sia da gay (i quali in effetti, nella maggior parte dei casi, sono i soli a mostrare un po' di buon gusto) e perciò si sentiranno autorizzati a vestirsi come uomini di montagna. Altri faranno discorsi del tipo "la moda è roba da femmine, così come il calcio è roba da maschi"... povere noi!
In quanto donna che si prende cura di se stessa, mi sento in diritto di rifiutare questo tipo di personaggi!
Cari uomini, non dico che dovete vestirvi tutti come Mr. Big di Sex & The City, ma almeno una via di mezzo tra Big e il Monnezza ce la dovete!

Argyle

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Effetto di disegni a rombi realizzabile in maglieria su macchine circolari a ruote disegnatrici che si sviluppa su una grande area di disegno, superiore a quelle di base. Per estensione il termine indica oggi qualsiasi disegno a rombi ottenuto con intarsio o jacquard su qualunque tipo di macchina o di telaio

Lo scorso mese abbiamo parlato del tartan, ora è il turno di una fantasia che si vede spesso in questa stagione e che ne è stretta parente, poiché deriva proprio dallo scozzese: l’argyle.
L’argyle o argyll è il classico disegno a diamanti, o a rombi; il termine può riferirsi anche ad un solo disegno di diamante, così come a tutta la fantasia.
Solitamente è composto da una sovrapposizione di vari strati di rombi, in modo da dare un effetto di tridimensionalità e movimento, con l’aggiunta di linee diagonali che attraversano i rombi.
L’argyle deriva dal tartan del Clan Campbell, uno dei più grandi e famosi della Scozia, proveniente dalla regione di Argyll: il clan lo usava per i loro plaids e tartan, nonché per i calzini, indossati dagli Highlanders sin dal diciassettesimo secolo, e noti come “tartan hose”.
Secondo la ricostruzione storica, gli Highlanders tagliarono alcuni pezzi dei loro tartan per potersi coprire i piedi, e fu così che venne fuori l’argyle.
La maglieria argyle divenne famosa in Inghilterra, e successivamente negli Stati Uniti, dopo la prima guerra mondiale: a renderlo popolare e a favorirne la diffusione fu il marchio Pringle of Scotland, nato nel 1815, che produce maglieria di lusso. Fu sotto lo stilista Otto Weisz che il brand adottò la fantasia, resa famosa dalla sua identificazione col Duca di Windsor, il quale comprò calze argyle e altri capi dal marchio, dopo essersene innamorato a prima vista. Il duca li indossava per giocare a golf, e da allora sono rimasti uno dei simboli dell’abbigliamento di questo sport: pure William Payne Stewart (1957-1999), famoso campione di golf americano, era famoso per l’eccentrico modo di vestire durante le partite, che contemplava i calzini agyle.
Per i veri amanti dell’argyle, c’è anche il giorno ufficiale in cui viene festeggiato: l’8 gennaio!




LO STILE PREPPY.
L’argyle, tra le altre cose, è legato allo stile preppy; premetto che a me non piace molto questo modo di vestire, né le persone che rappresenta, ma apro comunque una parentesi per completismo:
Il preppy (o preppie) esplode in America negli anni ’70 ed è lo stile che caratterizza i ragazzi benestanti che frequentano le più prestigiose università: non è solo lo stile dei giovani studenti, ricchi e per bene, provenienti da famiglie abbienti, ma si tratta di una vera e propria filosofia di vita.
Il termine ha origine da “preparatory school”, ossia proprio le scuole private dove questi rampolli di buona famiglia studiano.
Il look preppy è fatto di colori tenui e passepartout (kaki, beige, bianco, nero, grigio, blue navy…) ed è semplice e pulito, elegante, ma mai esagerato: la ricchezza non viene “esibita”, più che altro viene suggerita la classe attraverso l’accostamento di capi basic, di buona fattura e qualità, e di piccoli dettagli curati. È uno stile all’apparenza poco impegnativo, quindi, volutamente discreto, ma in realtà è tutt altro che sciatto.
Essendo associato alla scuola, lo stile preppy prende in prestito elementi dall’abbigliamento dei college, come i cardigan, le gonne a pieghe, gli stemmi, ecc… ma si ispira anche allo sport (sappiamo quanto sia importante nelle scuole americane)  per la praticità, nei brand, negli accessori: uno dei capi-icona del preppy è la polo portata dai ragazzi col colletto alzato e il maglioncino appoggiato sulle spalle, ed in generale tutto ciò che proviene dal vestiario sportivo (dal tennis alla vela all’equitazione e così via…) rientra nei gusti del preppy, che per esser degno di questo nome dovrebbe almeno praticare uno di questi sport e mantenere un fisico asciutto.
Di sicuro è uno stile bon ton, discreto e sobrio, che rigetta l’eccentricità.
Tra i capi must troviamo il trench (nei colori beige o caramello), la gonna plissettata e le oxford shoes. Ma ovviamente ci sono pure i maglioncini, che devono avere fantasie rigorosamente geometriche (vietate invece le decorazioni), poi ci sono le intramontabili camicie bianche, le giacche, i blazer…
Il trucco delle ragazze è naturale, e anche i capelli sono portati sciolti o raccolti in una semplice coda o chignon.
Negli ultimi anni il preppy è di gran moda, ed imperversa dappertutto, adottato non solo dai ricchi. Tra gli stilisti più amati ci sono Tommy Hilfiger e Ralph Lauren, nonché i brand legati al mondo dello sport e gli storici brand inglesi, da sempre punti fermi per lusso e pulizia.



ARGYLE & CELEBRITIES, ALCUNI ESEMPI:


Ewan McGregor 

Michelle Obama persino la first lady sceglie l'argyle!

Amy Winehouse il vestito che indossa dovrebbe essere di Fred Perry

Claudia Shiffer, simple and fashion. Se l'argyle lo sceglie anche una modella non ci si può sbagliare...

Andy Fletcher dei Depeche Mode (non potevano mancare!). La cosa che mi piace di più dello stile di Andy è che negli anni'80 si vestiva sempre con pezzi classici e semplici, in contrapposizione con Martin e gli altri: era lui il più elegante del gruppo!

Patrick Stump, il cantante dei Fall Out Boy, è un amante dichiarato di questa fantasia e lo si vede indossarla spesso. Leggenda vuole che si sia presentato ai provini per entrare nel gruppo con un  maglione a rombi rosso e blu. Forse è per questo che l'argyle è associato alla band e che compare addirittura sui pezzi del loro merchandising... In ogni caso, trovo efficace il binomio argyle-punk (soprattutto se si tratta di "college punk" - che è un vero e proprio genere), e lo vedo molto bene come alternativa al solito tartan.

Hayley Williams dei Paramore è considerata un'icona fashion da molte ragazze alternative; anche lei adotta l'argyle in chiave frizzante e rock, portando addirittura la cravatta!

Madonna decide di esporre il calzino, e va bene... ma fa un pasticcio col resto


Consigli per vestire argyle (per uomo)
I calzini a fantasia argyle possono essere usati da un uomo come un accessorio vero e proprio e portati a vista, facendoli spuntare dai pantaloni: in particolare sono molto adatti a sdrammatizzare e ad aggiungere un tocco di colore a un outfit un po' monotono (purché non sia elegante), e i colori dei rombi possono benissimo essere abbinati ad altre parti del look per un effetto very fashion...
Le calze argyle non passeranno mai di moda: comprarle è un investimento, perciò se ne possono tenere anche di colori differenti, sono molto versatili e facili da abbinare con qualsiasi cosa.
Personalmente le trovo più adatte per uomini non troppo in là con l'età, ma si sa, con ironia si può portare tutto...
Ultimamente c'è anche la moda di indossare questi calzini con le scarpe da tennis.
I maglioni argyle sono molto usati in inverno, rispetto ai semplici maglioni tinta unita sono più sportivi e aggiungono un tocco di colore.
Proprio per via di questo ultimo fatto, si tratta di maglioni che saltano all'occhio, perciò meglio non metterli più di una volta e in occasioni ravvicinate; per indossarli basterà abbinarli con capi dai colori basic a tinta unita e mantenere un abbigliamento informale. Stanno bene anche sotto una giacca sportiva semplice.

Argyle anche per le donne!
Io ritengo che, esattamente come per il tartan, l'argyle sia una fantasia unisex adatta pure alle donne, nonostante alcune la trovino un po' mascolina...
I must sono gli stessi, cioè la maglia e le calze. In questo caso, però, la prima sarà ingentilita da accessori e tocchi femminili, oppure incorporata in uno stile da scolaretta, mentre i calzettoni saranno perfetti se portati sotto un paio di shorts, per un effetto sbarazzino e divertente: se a questo outfit aggiungete le bretelle sarete cool all'ennesima potenza!

Il tartan (parte 3)

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TARTAN E MODA


Vivienne Westwood ready to wear autunno/inverno 1995/6

Il tartan è veramente versatile ed interpretabile, eppure guardandone il percorso si nota come, in qualche modo, non sia mai stato un tessuto associato al lusso, quanto ai ceti medio-bassi (a partire dalle sue umili origini sino ad arrivare alla moda).
La moda, si sa, segue lo spirito del tempo, ed ha sempre pescato a piene mani dalla musica: ad ogni genere musicale è sempre stato associato un dress code, creato dai gruppi più significativi del genere stesso, e puntualmente rimbalzato sulle passerelle...
Il tartan ha un'anima rock: negli anni ’70 grazie a Vivienne Westwood viene associato ai disadattati e ribelli punk, e ancora oggi è un caposaldo di questo stile.
Nel 1971 Vivienne apre insieme a Malcom McLaren, futuro manager dei Sex Pistols, l’ormai storica boutique Let it Rock (o Sex) al 430 di King’s Road a Londra: i membri della band diventano i migliori sponsor per la stilista esordiente, e indossano le sue creazioni.
Tuttora la Westwood è la prima stilista che viene in mente quando si parla di tartan, e lo ripropone continuativamente nelle sue collezioni.


Johnny Rotten (alias John Lydon) dei Sex Pistols, e Kurt Cobain dei Nirvana

Negli anni ’80 il tartan viene un po’ messo da parte, ma nel decennio successivo torna daccapo alla ribalta, associato ad un altro genere musicale alternativo: il grunge, che guarda caso affonda le sue radici proprio nel punk. La definizione stessa, grunge, significa “sporco, sudicio”, e fa riferimento al modo di vestire trasandato degli artisti, che vestivano come i taglialegna dello stato di Washington, dal quale provenivano.
A contraddistinguere lo stile grunge erano i capelli lunghi, gli abiti vecchi e consunti, i jeans sdruciti e strappati sulle ginocchia, assieme alle Converse  e agli anfibi, anche questi rovinati. Insomma una ripresa dello stile punk, ma molto meno aggressiva, alla quale si aggiungevano elementi come maglioni a quadri e t-shirt…
La camicia di flanella a quadri indossata da Kurt Cobain dei Nirvana (come pure da altri esponenti del genere, come Eddie Vedder dei Pearl Jam) divenne un’icona.
Eppure che il grunge diventasse una moda era l’ultima cosa che quei musicisti avrebbero voluto: Cobain non avrebbe mai potuto immaginare che quella vecchia camicia a quadri sarebbe finita sulle riviste patinate, e  lui stesso sarebbe rimasto schifato al pensiero.  Eppure di lì a poco sarà proprio il mainstream, che Kurt Cobain odiava così tanto, a fagocitare il grunge (il movimento durerà solo la prima parte del decennio) e purtroppo anche lo stesso Cobain, che morirà suicida, l’ultimo martire del rock.
Nel frattempo, il cinema sembra aver riscoperto l’amore per l’antica Scozia ed in breve tempo escono tre pellicole in costume che rilanceranno nell’immaginario collettivo il tartan e il kilt: Braveheart, Rob Roy e Highlander.

Braveheart del 1995, diretto ed interpretato da Mel Gibson, narra in maniera romanzata le vicende del condottiero William Wallace. Il film vince cinque Oscar, consacra Mel come regista e rilancia l’immagine degli scozzesi

Rob Roy del 1995, interpretato da Liam Neeson e diretto da Michael Caton-Jones. È tratto da un romanzo del ‘800 ed anche in questo caso il personaggio è realmente esistito: si chiamava Rober McGregor ed era una specie di Robin Hood scozzese

Highlander del 1986, da cui è nata una saga che sinora conta ben cinque film, dei quali i primi quattro sono interpretati da Christopher Lambert.

Ancora nei '90, la storica maison inglese Burberry rinnova il suo modello del mitico trench, stampando il famoso motivo tartan sulla fodera.
Burberry viene fondata nel 1856 da Thomas Burberry, apprendista di un importante sarto, che apre il suo primo negozio a Basingstoke
Il logo del marchio è il cavaliere equestre accompagnato dalla scritta latina “Prorsum” (”Avanti”). Il trench diventa polare nel secondo dopoguerra grazie ad Humprey Bogart, che lo indossa nel film Casablanca. La “paternità” del trench, che è un capo di origine militare, è tuttora rivendicata da due storici marchi inglesi: Burberry e Aquascutum. Quest ultimo ne fa risalire la creazione al 1850 circa, mentre Burberry dichiara di aver realizzato un modello per l’esercito inglese nel 1901, proponendolo a quello che allora si chiamava “Ufficio della guerra”
Sia la regina che il principe Carlo hanno conferito alla casa di moda il “Royal Warrant”, un’onorificenza prestigiosa che viene assegnata a quei negozi o aziende che hanno svolto un servizio per la Corona inglese.


Dagli anni ’90, passando per il primo decennio dei 2000 sino ad arrivare ai giorni nostri, il tartan non è praticamente più uscito dalle sfilate, ed è stato adottato, anche a più riprese, da tutti i grandi stilisti.
Come non ricordare Alexander McQueen (ancora una volta uno stilista molto influenzato dal mondo rock), che lo ha proposto soprattutto in due collezioni: Highland Rape del 1995 (prime tre immagini), e Widows of Culloden del 2005 (ultime due):






Nel 2006 Alexander McQueen si presenta con Sarah Jessica Parker al Metropolitan per Anglomania, Costume Institute Gala, in tartan: lui con fascia che lo taglia in diagonale, lei con abito asimmetrico, una sola spalla, e il tulle che fuoriesce dal lato più corto della grande gonna scozzese.
Tra gli altri stilisti “fan del tartan” citiamo Paul Smith, Rei Kawakubo, Jean Paul Gaultier e Dolce&Gabbana.

 Carolina Herrera

 Rei Kawakubo

Vivienne Westwood


TRE CAPI TARTAN DA AVERE ASSOLUTAMENTE NELL’ARMADIO:
  1. MINIGONNA la minigonna scozzese non passerà mai di moda, e potete indossarla sia d’inverno che d’estate. A seconda degli abbinamenti potrete interpretarla come vi pare: “scolaretta” con la camicia bianca, punk con il nero e accessori borchiati, bon ton con capi classici ecc…
  2. CAMICIA sia gli uomini che le donne dovrebbero avere almeno una camicia scozzese nel proprio armadio. La camicia scozzese è un must universale (almeno quanto la t-shirt bianca), in giro se ne trovano di ogni colore.  In genere rimane un capo estremamente casual (a meno che non sia arricchita da qualche dettaglio elegante), perciò sotto ci vedo bene un paio di pantaloni tinta unita o dei jeans. Se ci aggiungete lo stivale texano avete già fatto il look country!
  3. SCIARPA non è necessario che sia quella di Burberry. Una bella sciarpa scozzese, magari nel classico rosso, aggiungerà un tocco di colore all’outfit più monotono e ravviverà il cappotto invernale

REGOLE GENERALI PER VESTIRSI A QUADRI:
Ahimè, il tartan va indossato (e dosato) con cautela. I quadri, soprattutto quelli grandi, tendono ad ingrassare: in particolare ritengo che i pantaloni scozzesi debbano essere evitati ad ogni costo da tutte coloro che portano dalla 42 in su e sono alte meno di 1 metro 70!
Ma non significa certo che dobbiamo rinunciare al tartan: chi è più formosa deve prediligere i quadretti sottili, che equilibrano la figura.
Per le ragazze minute va bene puntare sulla parte alta, magari indossando una giacca svasata. Tra gli errori da evitare, c’è sicuramente quello di indossare più capi tartan contemporaneamente, poi meglio non indossarlo con le righe, ed in linea di massima con altre fantasie troppo visibili.
Alcuni stili in cui rientra il tartan:

- Look rock: indossa dei pantaloni di pelle molto aderenti, con una camicia larga rossa e nera e un paio di tronchetti con il tacco, oppure anfibi.
- Look british: per sembrare una scolaretta inglese indossa una minigonna tartan con un blazer blu, e volendo un cerchietto per tenere fermi i capelli!
- Look hippy: se vuoi essere hippy e alla moda, scegli una camiciona tartan molto colorata, da associare ai leggings e agli stivaletti senza tacco.
- Look chic: se preferisci lo stile chic e urbano, indossa una gonna scozzese, una giacca di daino e degli scarponcini.





Il tartan (parte 2)

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IL KILT




"Un uomo in kilt vale un uomo e mezzo"


Nel ‘700 l’inglese Sir Thomas Rawlison, un imprenditore, apportò alcune modifiche al preesistente belted plaid, l’abito indossato centinaia di anni prima dai cosiddetti Highlanders, diretti discendenti dei celti.
Il belted plaid in null’altro consisteva se non in un lunghissimo pezzo di stoffa (lungo fino a 15 metri e largo più di 4), di lana grezza e a basso costo, con cui gli Highlanders si coprivano l’intero corpo: si avvolgeva attorno ad esso e si appoggiava su una spalla, poi veniva fermato in vita con una cinta di cuoio, creando così una gonna.
Per farvi un’idea del belted plaid potete pensare a Braveheart (anche se William Wallace, il condottiero interpretato da Mel Gibson, pare non indossasse veramente il plaid, ma una tunica color zafferano!)


Gli scozzesi, che in linea di massima erano molto poveri, adottavano questo modo di vestirsi per difendersi dalle rigide temperature delle Highlands, e lo utilizzavano anche come coperta (da notare che ancora oggi il plaid è una coperta).  Il belted plaid si indossava da sdraiati.
Rawlison, che si era trasferito nelle Highlands e ne aveva appreso la cultura, aveva osservato che i suoi operai usavano queste vesti e decise di renderle meno ingombranti: fu così che nacque il kilt, in pratica una versione “accorciata” del plaid.
Il kilt è una gonna a portafoglio, con la parte sovrapposta davanti, a volte plissettata, altre no; viene tenuto chiuso da lacci di pelle con fibbia in alto e da una grossa spilla di sicurezza (kilt pin) sul lembo sovrapposto nell'angolo libero della stoffa.
Dunque, al contrario di quanto si pensi, la paternità del kilt non è scozzese, bensì inglese, tuttavia ciò non sottrae neppure un grammo di fascino a questo capo, che di diritto appartiene alla Scozia…
Come già detto, i vari colori dei kilt caratterizzano i clan di appartenenza (vedi primo post).
A rendere il kilt definitivamente famoso fu Sir Walter Scott, con un’intelligente trovata: in occasione della visita di Re Grigio IV a Edimburgo nel 1822, portò in città i capi clan delle Highlands, ognuno col proprio kilt, e li fece sfilare nei cortei.
Infine, nel 1858, la regina Vittoria e il principe Alberto comprarono il castello di Balmoral, e lo arredarono usando il tartan Balmoral, creato appositamente da Alberto: ciò contribuì a renderlo ancora più famoso. Ancora oggi il Balmoral è il tartan distintivo della famiglia reale inglese (sicuramente vi sarà capitato di vedere Carlo in kilt), portato sia dalle donne che dagli uomini, e pare che per vestirlo occorra prima avere il permesso della regina:


Solitamente esistono vari tipi di kilt per due o tre occasioni: per il giorno, per la sera, per la campagna, ecc…
Alcuni colori erano e continuano  ad essere preferiti ad altri nell'ambito di particolari occasioni: i dress tartans facilmente riconoscibili per le righe bianche sopra il disegno originario sono indossati per i completi da sera, gli hunting tartans dai toni del verde e marrone, sono impiegati per la realizzazione del vestiario per la caccia, i  mourning tartans, prevalentemente bianchi e neri vengono usati in occasione di lutti, i muted tartans presentano sfumature che vanno dal verde all'amaranto e al giallo, mentre i famosi Chief's tartans sono rigorosamente riservati ai Capi Clan, indossati da loro e dai familiari più stretti.
Si parla inoltre di “modern kilt e di “ancient kilt”, laddove nel primo c’è una prevalenza di colori scuri e vengono impiegate tinture chimiche, mentre nel secondo colori più chiari e delicati che tendono ad avvicinarsi il più possibile a quelli dei kilt originali.
Ci sono alcuni accorgimenti da non tralasciare nel momento in cui si voglia acquistare un kilt: innanzitutto deve essere rigorosamente confezionato a mano,  avere le pieghe profonde due centimetri, dalla vita in giù, per una lunghezza di quindici centimetri, all'interno deve essere sostenuto da una consistente garza  che ferma le pieghe, non avere l'orlo ripiegato ma terminare con la cimosa della stoffa, particolare facilmente riconoscibile in quanto in questo modo si  distingue un autentico tessuto scozzese. Il tradizionale spillone che tiene chiuso il kilt sul davanti (nel passato si usava una scheggia di pietra) è generalmente di metallo, a volte può anche essere d'argento.
Tuttora il kilt  risulta essere, sebbene non più in battaglia, il capo ufficiale scozzese sia nelle parate che negli eventi ufficiali e formali di stato. E’ ancora il vestito che ogni buon scozzese indossa al matrimonio (proprio e di conoscenti, parenti e amici) e che si indossa per gli eventi e i festival quali ad esempio gli Highland Games e il Festival di Edimburgo.
Sulla ben nota usanza che vuole che sotto il kilt non si porti biancheria intima c’è una diatriba tuttora in corso: c'è chi dice che sia un'invenzione, chi invece sostiene sia davvero la tradizione (ed effettivamente, come detto prima, gli antichi scozzesi erano poveri...). Fatto sta che gli scozzesi, che sono gente abbastanza allegra e goliardica, amano vestire il kilt senza biancheria intima, e non ci pensano due volte ad alzarsi il gonnellino! Tant'è che qualche anno fa era stato anche proposto di rendere obbligatorio l'uso delle mutande per "questioni di decenza".
Ovviamente si sono opposti (per fortuna).



IL VESTITO UFFICIALE


Quando si parla di costume scozzese non si parla solo di kilt, perché esso è costituito da varie parti. 
Il vestimento è un'affascinante rituale (potete vedere il video sotto).
Tra gli accessori abbinati al kilt troviamo lo sporran una borsetta di cuoio utilizzata per trasportare denaro; va posizionata davanti e indossata cinque dita sotto la cinta
Ci sono poi le scarpe, dette brogues, e le calze bianche alte fin sotto il ginocchio (hose).
L’accessorio più curioso è sicuramente il sgian dubh (nome gaelico, a volte chiamato anche  coltellino nero), un piccolo coltellino che viene inserito per metà della calza, lasciandone intravedere il manico! Se vi state chiedendo quale fosse la sua funzione originaria, ebbene, pare proprio che gli uomini lo usassero come arma nascosta…
La parte superiore del costume è completata dalla giacca Prince Charlie, mentre il kilt è tenuto chiuso da pins di varie foggie.
Oltre a questi accessori, ce ne sono altri “opzionali”, come la cinta di pelle, o il berretto (ne esistono di tre tipi: Il Balmoral, il Glengarry e il Bonnet).


[FONTI]
fonte 2: wikipedia



Il tartan (parte 1)

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IL TESSUTO


Definizione tecnica
Il tartan, che è detto anche stampa check e che in Italia chiamiamo semplicemente “scozzese”, è realizzato tramite l’alternarsi di fili colorati intrecciati, fili di ordito e trama, ad angolo retto tra loro. Si lavora come una tela: due sopra - due sotto l'ordito, avanzando un filo a ogni passaggio.
I blocchi di colore si ripetono verticalmente e orizzontalmente in un modello distintivo di quadrati e linee che, intrecciandosi, danno l'apparenza di nuovi colori miscelati da quelli originali

Etimologia
Sull’origine del termine “tartan” esistono ipotesi differenti: secondo la più accreditata fu tra le prime voci inglesi di moda accettate in Francia nel 1806, ma già dal Cinquecento, veniva utilizzato il termine tiretaine, dal verbo tirer che fa riferimento al tessuto a quadri ottenuto. Il modello degli Highlanders, scozzesi di lingua gaelica, fu chiamato breacan, cioè molti colori. Nel tempo i significati di tartan e breacan, sono stati combinati per descrivere un certo tipo di modello, su un certo tipo di tessuto.
Un'altra possibile origine del nome lo farebbe risalire al termine gaelico tarsainn che significa "attraverso"…


L’origine del tartan viene comunemente identificata nella cultura scozzese, eppure la prima vera prova su tessuto pare essere lontana dalle isole britanniche e risalirebbe alla cultura di Hallstatt in Europa Centrale,  datata tra il 100 a.c. e il 400 a.c. Il tartan che arriva a noi, comparve in Scozia per la prima volta all’inizio del XVIII secolo. Solitamente associato alle Highlands (ovvero le regioni montuose della Scozia), dopo la sconfitta degli scozzesi a Culloden, nel 1746, fu vietato indossarlo. Solo verso la fine del XVIII, il tartan divenne ufficialmente un modo per distinguere i diversi clan e le zone della Scozia (vedi seconda parte dedicata al kilt).
Il particolarismo dei clan si manifesta proprio nel tartan, i cui disegni e colori variavano da un clan all’altro. Clan deriva dal gaelico “Clann” che sta per “famiglia”, “discendenza”: ognuno possiede il suo tartan personale, ufficiale e registrato (si iniziò a registrarli dall’ 800).
In origine i tessuti presentavano un disegno molto semplice con due o tre colori, ottenuti con piante e radici o comunque da prodotti naturali; con l’elaborazione dei coloranti chimici, i motivi sono diventati più elaborati e vari.
Secondo alcune teorie, era proprio in base alle materie prime che certi disegni erano polari in alcune zone piuttosto che in altre: in pratica lì era possibile reperire i coloranti con la quale realizzare quella determinata stoffa. Ciò spiegherebbe perché molti tartan portano nomi di località geografiche scozzesi.
Sono solo 33 le fantasie originarie sopravvissute alle duemila di un tempo; ad ogni tartan era anche associato un motto. Una visita d'obbligo per gli amanti dello scozzese è il The Tartans Museum di Compie dove viene conservato il registro di tutti i diversi tessuti esistenti e dove se ne possono ammirare circa quattrocento. 

questi sono alcuni tra i tartan più famosi, ma i modelli esistenti sono migliaia
potete trovarli tutti, catalogati per ordine alfabetico, a questo sito

Ad oggi ormai il tartan non è più un’esclusiva della Scozia: esistono tartan registrati per famiglie, distretti, istituzioni e anche per commemorare particolari eventi (ad esempio ne è stato creato uno, bianco e grigio, in memoria di Lady Diana e uno appositamente, blu, nero e argento, per le ultime nozze reali, quelle tra il principe William e Kate Middleton)
Alcuni hanno assunto comunque ulteriori significati, e sono nati bizzarri tartan dedicati a qualsiasi cosa, tipo quello di  Robin Hood o quello di Rob Roy! Anche per l'ultimo film della Pixar Ribelle - The Brave, ambientato proprio in Scozia, è stato creato un modello apposito di tartan.
Ci sono tartan per le forze armate come il Royal Air Force ed il Royal Canadian Air Force, ma anche compagnie commerciali, speciali gruppi come Amnesty International, movimenti religiosi (anche Hare Krishna), città, club di football, società di danza, gruppi celtici non britannici, regioni del mondo con una grande presenza di scozzesi ecc…
Anche gruppi etnici non scozzesi che vivono in Scozia hanno disegnato propri tartan. In Canada tutte le province hanno il loro tartan, e persino negli Stati Uniti molti stati hanno un proprio tartan!

[FONTI]
fonte 2: wikipedia

Concludo con un gioco divertente: state forse pensando di essere gli unici a non avere un tartan personalizzato?
Sul web c'è il tartan maker, grazie al quale anche voi potrete crearvi il vostro tartan (dopo aver mosso le bande, cliccate sul modello originale per vedere le modifiche)






Corsetto... questo sconosciuto

Author: Grace / Etichette: ,

È uno dei capi che adoro di più... perché? Semplicemente perché è FEMMINILITA' allo stato puro, permette di modellare il proprio corpo, e di essere formose anche se non lo si è: un tempo simbolo di costrizione, adesso, al contrario, è simbolo di libertà femminile, della donna che si mette tutto quello che vuole... e poi non esiste capo più trasversale del corsetto.
Per gli amanti dello stile gotico è un must declinato rigorosamente in nero; da sempre sinonimo di seduzione, diventa indispensabile nell'armadio delle neostar del burlesque, ma anche nell'armadio dell'amante del bondage e del fetish, che lo interpreta nella sua anima più estrema: borchiato e in pelle.
Coreografico e di sicuro effetto, diventa parte dei travestimenti di carnevale o nel cosplay.
E naturalmente è il capo che sognano tutte le romantiche...
Insomma, il corsetto ha mille anime, o meglio assume l'anima di chi lo indossa.
Ed è sempre originale  e graffiante.
Non per niente tutti i più grandi stilisti, a turno, lo fanno apparire nelle loro collezioni; oggi è tornato in auge assieme alla moda vintage.
Ecco a voi una gallery con alcuni bellissimi corsetti: